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Racconta Un Fatto Che Ti è Successo Scuola Primaria


Racconta Un Fatto Che Ti è Successo Scuola Primaria

Era un tiepido mattino di primavera, di quelli che promettono una giornata di sole e spensieratezza. Anno 1987. Frequentavo la quarta elementare nella piccola e pittoresca scuola "Giovanni Pascoli", incastonata tra le colline verdi del paese. Ricordo ancora l'odore acre della cera stesa la sera prima sui pavimenti in legno, l'eco dei nostri passi nel lungo corridoio illuminato dalle ampie finestre. La maestra Emilia, una donna dal sorriso dolce e lo sguardo penetrante, ci attendeva in classe.

Ero un bambino timido e riflessivo, più incline all'osservazione silenziosa che alla partecipazione attiva. Mi piaceva disegnare, inventare storie, perdermi tra le pagine dei libri illustrati. La matematica, al contrario, rappresentava per me un ostacolo insormontabile, un enigma indecifrabile che mi procurava ansia e frustrazione. Le tabelline, in particolare, erano la mia nemesi. Nonostante gli sforzi profusi a casa e le ripetizioni pazienti di mia madre, faticavo a memorizzarle, a comprenderne la logica intrinseca.

Quel giorno, la maestra Emilia aveva annunciato una verifica a sorpresa sulle tabelline. Un gelo mi percorse la schiena. Sentii il cuore battere all'impazzata, la gola secca, le mani improvvisamente sudate. Ricordo di aver cercato rifugio nello sguardo rassicurante del mio compagno di banco, Marco, un ragazzo estroverso e brillante, sempre pronto ad aiutarmi nelle difficoltà. Ma anche lui, quel giorno, sembrava preoccupato.

La verifica iniziò. La maestra Emilia distribuì i fogli, sui quali erano riportate una serie di operazioni da risolvere nel minor tempo possibile. Osservai il mio foglio con crescente sgomento. Le operazioni si susseguivano implacabili, senza darmi il tempo di respirare, di ragionare. Provai a ricordare le tabelline, a ricostruire nella mia mente i risultati, ma la pressione e l'ansia mi paralizzavano.

Ricordo di aver provato a copiare dal foglio di Marco, ma la maestra Emilia, attenta e vigile, mi colse sul fatto. Non mi sgridò, non mi umiliò di fronte alla classe. Mi rivolse solo uno sguardo di disapprovazione, un misto di delusione e tristezza che mi ferì nel profondo. Mi sentii piccolo, insignificante, colpevole di aver tradito la fiducia della mia maestra.

Mi ritirai nel mio silenzio, incapace di proseguire la verifica. Sentii le lacrime pizzicare gli occhi, ma cercai di trattenermi, di non darlo a vedere. Consegnai il foglio in bianco, consapevole del fallimento, della figuraccia.

Dopo la verifica, la maestra Emilia mi chiamò alla cattedra. Con voce calma e pacata, mi chiese spiegazioni. Le confessai le mie difficoltà con la matematica, la mia paura di non essere all'altezza, la mia frustrazione di non riuscire a memorizzare le tabelline.

La maestra Emilia mi ascoltò con attenzione, senza interrompermi, senza giudicarmi. Quando ebbi finito di parlare, mi sorrise dolcemente e mi disse: "So che sei un bambino intelligente e sensibile. Le difficoltà che incontri in matematica non definiscono il tuo valore. Tutti abbiamo i nostri punti di forza e le nostre debolezze. L'importante è non arrendersi, continuare a impegnarsi, chiedere aiuto quando ne abbiamo bisogno."

Mi propose un metodo di studio alternativo, basato sulla visualizzazione delle tabelline, sulla loro rappresentazione grafica. Mi suggerì di utilizzare dei colori, di creare delle immagini mentali che mi aiutassero a memorizzarle. Mi promise che mi avrebbe aiutato personalmente, dedicandomi del tempo extra dopo le lezioni.

Accettai la sua proposta con gratitudine e sollievo. Iniziammo a lavorare insieme, con pazienza e costanza. La maestra Emilia mi spiegava le tabelline in modo semplice e chiaro, utilizzando esempi concreti e divertenti. Mi incoraggiava a fare domande, a esprimere i miei dubbi, a non aver paura di sbagliare.

Gradualmente, le tabelline iniziarono a diventare meno ostiche, meno spaventose. Imparai a memorizzarle, a comprenderne la logica, a utilizzarle per risolvere i problemi. Mi resi conto che la matematica non era un mostro invincibile, ma uno strumento potente e affascinante che mi permetteva di comprendere il mondo che mi circondava.

L'Importanza di un Insegnante Supportivo

L'esperienza con la maestra Emilia mi insegnò una lezione fondamentale: l'importanza di avere un insegnante che creda in te, che ti sostenga nelle difficoltà, che ti aiuti a scoprire il tuo potenziale. La sua pazienza, la sua comprensione, la sua dedizione furono determinanti per superare le mie difficoltà in matematica e per accrescere la mia autostima.

Il Valore dell'Empatia e della Comprensione

Quell'episodio mi ha segnato profondamente e ha influenzato il mio percorso di vita. Ho imparato che l'empatia e la comprensione sono fondamentali per aiutare gli altri a superare le proprie difficoltà. Ho imparato che tutti abbiamo bisogno di un incoraggiamento, di una parola di conforto, di una mano tesa quando ci sentiamo persi e disorientati.

Negli anni successivi, continuai a impegnarmi nello studio della matematica, superando con successo gli esami e conseguendo ottimi risultati. Ma soprattutto, imparai ad affrontare le sfide con coraggio e determinazione, a non arrendermi di fronte agli ostacoli, a credere nelle mie capacità.

La maestra Emilia è stata per me un modello di riferimento, un esempio di dedizione e professionalità. La sua influenza è stata così forte che, una volta cresciuto, ho deciso di seguire le sue orme e di diventare anch'io un insegnante.

Ho dedicato la mia vita all'insegnamento, cercando di trasmettere ai miei studenti la stessa passione per la conoscenza, lo stesso amore per l'apprendimento che la maestra Emilia aveva trasmesso a me. Ho cercato di essere per loro un punto di riferimento, un sostegno, una guida.

Ho cercato di insegnare loro non solo la matematica, ma anche l'importanza dell'impegno, della perseveranza, della fiducia in se stessi. Ho cercato di aiutarli a scoprire il loro potenziale, a superare le loro difficoltà, a realizzare i loro sogni.

Spero di essere stato per i miei studenti un insegnante all'altezza della maestra Emilia, un insegnante che ha fatto la differenza nella loro vita. Spero di aver trasmesso loro il valore dell'empatia, della comprensione, dell'amore per il prossimo.

Oggi, a distanza di tanti anni da quel mattino di primavera, ripenso spesso alla maestra Emilia con gratitudine e affetto. Il suo insegnamento continua a illuminare il mio cammino, a guidare le mie scelte, a ispirare le mie azioni.

E ogni volta che mi trovo di fronte a una difficoltà, mi ricordo delle sue parole: "Non arrenderti mai, continua a impegnarti, chiedi aiuto quando ne hai bisogno." E so che, con impegno e perseveranza, posso superare qualsiasi ostacolo, realizzare qualsiasi sogno. Perché la maestra Emilia mi ha insegnato che dentro di me ho la forza e la capacità di farcela. E per questo, le sarò sempre grato.

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