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Passione Di Gesu Secondo Giovanni


Passione Di Gesu Secondo Giovanni

La Passione di Gesù secondo Giovanni offre una prospettiva unica e profondamente teologica sugli eventi cruciali che precedettero la crocifissione e la risurrezione di Cristo. Il Vangelo di Giovanni, spesso considerato il più contemplativo dei quattro Vangeli canonici, si distingue per la sua enfasi sulla divinità di Gesù, la sua identità come Logos eterno e la sua gloria che traspare anche attraverso la sofferenza.

La narrazione giovannea della Passione non è semplicemente un resoconto storico; è una meditazione teologica sulla natura del Figlio di Dio, sul suo amore per l'umanità e sul suo trionfo finale sul peccato e sulla morte.

Il racconto inizia con l'Ultima Cena, presentata in Giovanni non tanto come l'istituzione dell'Eucaristia (come nei Vangeli sinottici), ma piuttosto come un momento di intimo insegnamento e servizio. Gesù lava i piedi dei suoi discepoli, un atto di umiltà e amore che prefigura il suo sacrificio imminente. "Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi." (Giovanni 13:14-15). Questo gesto non è solo un esempio di servizio, ma anche un simbolo di purificazione e rinnovamento spirituale, essenziale per partecipare pienamente alla vita divina.

Segue il discorso di addio di Gesù, una serie di insegnamenti profondi e consolanti rivolti ai suoi discepoli. Egli promette di inviare il Paraclito, lo Spirito Santo, che li guiderà nella verità e li consolerà nella sua assenza fisica. "Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi." (Giovanni 14:15-17). Queste parole rivelano la profonda unità tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, un mistero centrale della fede cristiana.

Il giardino di Getsemani assume una valenza diversa in Giovanni rispetto ai sinottici. Non troviamo l'angoscia profonda e la preghiera accorata di Gesù che suda sangue. Invece, Gesù si presenta con una dignità e un controllo assoluti. Quando i soldati arrivano per arrestarlo, egli si fa avanti e dice: "Sono io!" (Giovanni 18:5). La reazione dei soldati, che arretrano e cadono a terra, rivela la potenza divina che emana da Gesù. Questo episodio non è una scena di debolezza, ma una manifestazione della sua autorità sovrana.

L'arresto di Gesù e il suo processo davanti a Anna e Caifa sono descritti in modo dettagliato. Giovanni sottolinea l'ingiustizia e l'illegalità del processo ebraico. Poi, Gesù viene condotto da Pilato, il governatore romano. Il dialogo tra Gesù e Pilato è uno dei momenti più intensi e significativi del Vangelo di Giovanni. Pilato interroga Gesù sulla sua regalità e sulla sua verità. Gesù risponde: "Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù" (Giovanni 18:36). Questa affermazione chiarisce la natura trascendente del regno di Cristo, che non è un potere politico terreno, ma una realtà spirituale che trasforma il cuore dell'uomo.

Pilato, pur riconoscendo l'innocenza di Gesù, cede alle pressioni della folla e lo condanna alla crocifissione. La flagellazione e l'incoronazione di spine sono descritte brevemente, ma con un forte impatto emotivo. "Ecco l'uomo!" (Giovanni 19:5) esclama Pilato, presentando Gesù alla folla. Questa frase, carica di ambiguità, può essere interpretata sia come un tentativo di suscitare compassione, sia come un'affermazione involontaria della sua umanità perfetta.

La Crocifissione nel Vangelo di Giovanni

La crocifissione, nel Vangelo di Giovanni, è presentata come un atto di glorificazione. Gesù muore sulla croce come re, non come vittima. L'iscrizione "Gesù Nazareno Re dei Giudei" (INRI) è posta sopra la sua testa come un'affermazione della sua regalità, anche nella morte. Gesù stesso provvede affinché sua madre sia affidata alle cure del discepolo amato, un gesto di amore e premura anche nel momento della sua agonia. "Donna, ecco tuo figlio!", e al discepolo: "Ecco tua madre!" (Giovanni 19:26-27). Questo episodio sottolinea l'importanza della famiglia spirituale e della cura reciproca tra i credenti.

Le ultime parole di Gesù sulla croce in Giovanni sono: "Tutto è compiuto!" (Giovanni 19:30). Questa affermazione non è un grido di sconfitta, ma un annuncio di vittoria. Gesù ha portato a termine la sua missione, ha adempiuto le Scritture e ha offerto la salvezza al mondo. La morte di Gesù è il culmine del suo amore e della sua obbedienza al Padre.

Un soldato trafigge il costato di Gesù con una lancia, e ne esce sangue e acqua. Questo evento è visto come un simbolo dei sacramenti del Battesimo e dell'Eucaristia, i canali attraverso i quali la grazia divina fluisce nel mondo. Il sangue rappresenta il sacrificio di Cristo, mentre l'acqua rappresenta la purificazione e la vita nuova nello Spirito Santo.

La Resurrezione e le Apparizioni di Gesù

La resurrezione di Gesù è il fondamento della fede cristiana. Nel Vangelo di Giovanni, Maria Maddalena è la prima a recarsi al sepolcro e a trovarlo vuoto. Corre ad avvertire Pietro e l'altro discepolo, che corrono al sepolcro e lo trovano vuoto. Inizialmente, non comprendono il significato di ciò che vedono.

Gesù appare a Maria Maddalena, ma lei non lo riconosce subito. Lo scambia per il giardiniere. Quando Gesù la chiama per nome, "Maria!" (Giovanni 20:16), lei lo riconosce e grida: "Rabbunì!" (che significa Maestro). Gesù le dice di non trattenerlo, perché non è ancora asceso al Padre. Questo incontro rivela la nuova relazione tra Gesù risorto e i suoi discepoli.

Gesù appare poi ai discepoli, che sono rinchiusi per paura dei Giudei. Mostra loro le sue mani e il suo costato, prove della sua identità e della sua risurrezione. Soffia su di loro e dice: "Ricevete lo Spirito Santo; a coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non li perdonerete, non saranno perdonati" (Giovanni 20:22-23). Questo conferisce ai discepoli l'autorità di perdonare i peccati nel nome di Gesù.

Tommaso, assente alla prima apparizione, si rifiuta di credere finché non avrà visto le ferite di Gesù e non avrà toccato con le sue mani i segni dei chiodi e la ferita del costato. Otto giorni dopo, Gesù appare di nuovo ai discepoli, Tommaso compreso. Gesù invita Tommaso a toccare le sue ferite. Tommaso, sopraffatto dalla fede, esclama: "Mio Signore e mio Dio!" (Giovanni 20:28). Gesù risponde: "Perché mi hai veduto, hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!" (Giovanni 20:29). Questo episodio sottolinea l'importanza della fede, che non dipende dalla prova visiva, ma dalla fiducia nella testimonianza degli apostoli e nella potenza dello Spirito Santo.

Conclusione

La Passione di Gesù secondo Giovanni è un racconto potente e commovente che ci invita a contemplare il mistero dell'amore divino. Attraverso le parole e le azioni di Gesù, impariamo che la vera regalità si manifesta nel servizio, che la vera forza si trova nell'umiltà e che la vera vita si ottiene attraverso la morte e la risurrezione. Questo Vangelo ci invita a credere, a seguire Gesù e a partecipare alla sua vita divina. Il racconto della Passione, con la sua enfasi sulla glorificazione di Cristo attraverso la sofferenza e la morte, ci offre una speranza e una consolazione profonde nel mezzo delle difficoltà della vita. Ci ricorda che anche nei momenti più oscuri, la luce di Cristo può brillare e che la sua risurrezione è la garanzia della nostra vittoria finale sul male e sulla morte.

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