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Nome Dei Due Ladroni Crocifissi Con Gesù


Nome Dei Due Ladroni Crocifissi Con Gesù

Amico mio, avviciniamoci insieme a quella collina, al Golgota, luogo di sofferenza e di redenzione. Proviamo a sentire il vento, il sole cocente, le grida della folla. Cerchiamo di vedere, attraverso il tempo, le tre figure che pendono dalle croci. Al centro, Gesù. Ai suoi lati, due uomini, i due ladroni.

I Vangeli, lo sappiamo, non ci offrono i loro nomi. Matteo, Marco e Luca li descrivono semplicemente come "ladroni", "malfattori". Giovanni, nel suo Vangelo, usa un termine più generico, "altri due". Questa lacuna, amico mio, apre uno spazio alla nostra riflessione, alla nostra immaginazione spirituale. Non conoscere i loro nomi non diminuisce la loro importanza, anzi, ci permette di proiettarvi dentro le nostre stesse fragilità, i nostri stessi peccati.

Possiamo immaginare le loro vite, le ragioni che li hanno spinti al crimine. Forse la povertà, la disperazione, un sistema ingiusto. Forse scelte sbagliate, errori di gioventù, una spirale di violenza. Chi siamo noi per giudicare, amico mio? Ricordiamoci che Gesù stesso ha detto: "Chi è senza peccato scagli la prima pietra".

La tradizione, tuttavia, ha cercato di colmare questa lacuna, di dare un'identità a queste due figure. E qui, amico mio, entriamo in un territorio ricco di leggende, di devozioni popolari, di interpretazioni teologiche. Non dobbiamo prenderle come verità assolute, ma come tentativi, come sforzi di comprendere, di umanizzare queste figure silenziose del Vangelo.

Una tradizione molto diffusa, soprattutto in Occidente, attribuisce ai due ladroni i nomi di Dismas e Gesta. Dismas sarebbe il ladrone pentito, colui che riconosce la divinità di Gesù e chiede il suo perdono. Gesta, invece, sarebbe il ladrone impenitente, colui che insulta Gesù e lo sfida.

Questa distinzione, amico mio, è fondamentale. Rappresenta la possibilità di scelta che abbiamo tutti noi, di fronte al mistero di Dio. La possibilità di accogliere la sua grazia, di riconoscere il nostro peccato e di affidarci alla sua misericordia, oppure di chiuderci nel nostro orgoglio, nella nostra ribellione.

Ma da dove vengono questi nomi, Dismas e Gesta? Le origini sono incerte. Sembra che la prima menzione di Dismas si trovi nel Vangelo di Nicodemo, un testo apocrifo del IV secolo. Questo Vangelo, amico mio, racconta la passione di Gesù in modo più dettagliato rispetto ai Vangeli canonici, aggiungendo particolari e dialoghi. È un testo che va preso con cautela, certo, ma che ci offre uno spaccato della devozione popolare del tempo.

Secondo il Vangelo di Nicodemo, Dismas sarebbe stato un brigante che aveva incontrato la Sacra Famiglia durante la fuga in Egitto. Avrebbe riconosciuto la loro innocenza e li avrebbe protetti dai suoi compagni, meritandosi così la grazia divina. Una storia bellissima, amico mio, che ci parla della forza della compassione e della possibilità di redenzione anche per i peccatori più incalliti.

Il nome Gesta, invece, sembra comparire più tardi, in altre leggende medievali. La sua figura è sempre associata alla negatività, all'ostilità verso Gesù.

Un'altra tradizione, meno diffusa, ma altrettanto interessante, attribuisce ai due ladroni i nomi di Zoatham e Camatha. Queste denominazioni si trovano in alcuni testi siriaci e copti. Anche in questo caso, amico mio, non abbiamo certezze sulle origini di questi nomi, ma ci testimoniano la ricchezza e la varietà delle tradizioni cristiane.

La Conversione di Dismas: Un Esempio di Speranza

La figura di Dismas, il ladrone pentito, è particolarmente significativa. La sua conversione, avvenuta negli ultimi istanti della sua vita, ci offre un messaggio di speranza. Ci dice che non è mai troppo tardi per chiedere perdono, che la misericordia di Dio è infinita e che la salvezza è possibile anche per chi ha commesso gravi errori.

Ricordiamoci delle sue parole, amico mio: "Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno". Una preghiera semplice, umile, ma piena di fede. E la risposta di Gesù: "Oggi sarai con me in paradiso". Una promessa di salvezza immediata, una dimostrazione della potenza della grazia divina.

Dismas è diventato il patrono dei carcerati, dei moribondi, dei ladri pentiti. La sua storia ci invita a non disperare mai, a credere nella possibilità di cambiamento, a guardare al futuro con speranza.

L'Importanza della Scelta

Gesta, al contrario, rappresenta la scelta di chi si rifiuta di riconoscere la divinità di Gesù. La sua ostinazione, il suo rifiuto di chiedere perdono, ci mettono di fronte alla serietà della libertà umana. Dio ci ha creati liberi, amico mio, e rispetta le nostre scelte, anche quelle sbagliate.

La sua figura ci ricorda che la salvezza non è automatica, che richiede un atto di volontà, un'apertura del cuore. Ci invita a interrogarci sulle nostre resistenze, sui nostri pregiudizi, sulle nostre paure.

La presenza di entrambi i ladroni, Dismas e Gesta, accanto a Gesù sulla croce, rende ancora più drammatica la scena. Ci mostra le due facce della medaglia, le due possibilità che abbiamo tutti noi di fronte a Dio.

Amico mio, non dobbiamo dimenticare che i Vangeli sono pieni di personaggi anonimi, figure silenziose che hanno avuto un ruolo importante nella storia della salvezza. Pensiamo alla Samaritana, alla donna emorroissa, al cieco nato. Personaggi che non conosciamo per nome, ma che ci parlano di fede, di speranza, di amore.

Anche i due ladroni, pur senza un'identità certa, ci offrono un insegnamento prezioso. Ci ricordano che la vita è un cammino, un percorso fatto di scelte, di errori, di pentimenti, di conversioni. Ci invitano a guardare a Gesù, il nostro Salvatore, colui che è morto sulla croce per noi, per liberarci dal peccato e dalla morte.

E allora, amico mio, guardiamo a quelle tre croci, non con tristezza, ma con speranza. Vediamo in Gesù l'amore infinito di Dio, in Dismas la possibilità di perdono, in Gesta un monito a non chiudere il cuore alla grazia.

Ricordiamoci che la storia della salvezza è una storia di amore e di misericordia, una storia che riguarda tutti noi.

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