Madre Teresa Di Calcutta Da Bambina

Amici miei, avvicinatevi. Entriamo insieme, in punta di piedi, nel giardino segreto dell'infanzia di Anjezë Gonxhe Bojaxhiu, la futura Madre Teresa di Calcutta. Non cerchiamo sensazionalismo, non stiamo scavando nel passato per rivelare chissà quali segreti. No, vogliamo semplicemente comprendere, sentire, quasi respirare l'aria di quei giorni lontani, per cogliere le radici profonde di un amore che ha cambiato il mondo.
Immaginatevi, care anime, la città di Skopje, nell'allora Impero Ottomano, all'inizio del XX secolo. Una città vivace, un crocevia di culture e religioni, un mosaico di lingue e tradizioni. In questa realtà, nel cuore di una famiglia albanese profondamente cattolica, nasce Anjezë. La più piccola di tre fratelli, una bambina vivace, curiosa, con uno sguardo che già prometteva una scintilla interiore rara.
Nikollë Bojaxhiu, suo padre, era un uomo d'affari di successo, un costruttore, un uomo con una forte coscienza civica. Era attivo nella comunità albanese, impegnato nella lotta per l'indipendenza e per il miglioramento delle condizioni di vita dei suoi concittadini. Dranafile Bojaxhiu, sua madre, era una donna di fede incrollabile, una presenza costante di amore e gentilezza. Era lei il fulcro della famiglia, il porto sicuro dove rifugiarsi nei momenti di tempesta.
La casa dei Bojaxhiu era un luogo di accoglienza e condivisione. Non si chiudevano nel loro benessere, ma aprivano le porte a chi aveva bisogno, condividendo cibo, vestiti e conforto. Era un'educazione all'amore concreto, un apprendistato di carità che Anjezë assorbiva giorno dopo giorno, come una spugna. Ricordate, amici, che l'esempio è la prima forma di insegnamento. E Anjezë aveva davanti a sé due maestri eccezionali.
Ascoltiamo Dranafile. Immaginiamo la sua voce mentre racconta storie di santi, di eroi della fede, di persone che hanno dato la vita per gli altri. Racconti che nutrivano l'immaginazione di Anjezë, che piantavano nel suo cuore i semi di una vocazione ancora sconosciuta. Vediamo Anjezë, seduta ai suoi piedi, con gli occhi spalancati, assorbire ogni parola, ogni immagine, ogni emozione.
Non crediate che fosse una bambina perfetta, senza difetti. Era vivace, a volte un po' ribelle, con un carattere forte che si manifestava fin da piccola. Ma anche in quei momenti, l'amore e la saggezza dei suoi genitori sapevano guidarla, indirizzarla, trasformando la sua energia in forza positiva.
La perdita del padre, quando Anjezë aveva solo otto anni, fu un colpo durissimo per tutta la famiglia. Nikollë era un pilastro, un punto di riferimento. La sua morte improvvisa lasciò un vuoto incolmabile. Ma anche in quel momento di dolore, Dranafile seppe tenere unita la famiglia, rafforzando la sua fede e continuando a vivere secondo i principi che aveva sempre insegnato.
E qui, cari compagni di viaggio, iniziamo a percepire qualcosa di speciale. In questa bambina, così segnata dalla perdita, così esposta alla sofferenza, inizia a germogliare un'empatia profonda, una compassione viscerale per chi si trova nel bisogno. La morte del padre non la chiuse in se stessa, non la rese cinica o indifferente. Al contrario, aprì il suo cuore al dolore del mondo.
La Giovane Anjezë e la Chiamata alla Fede
Proseguiamo il nostro cammino, delicatamente. Vediamo Anjezë crescere, diventare una giovane donna. Una ragazza intelligente, curiosa, con una forte passione per la musica e per il teatro. Era una brava studentessa, amava leggere, imparare cose nuove. Era popolare tra i suoi compagni, apprezzata per la sua allegria e per la sua capacità di farsi amica di tutti.
Ma sotto questa apparenza di normalità, sentiamo vibrare qualcosa di diverso. Una inquietudine interiore, una ricerca di significato che la spinge ad andare oltre la superficie delle cose. La fede, che aveva respirato fin da piccola, non è più soltanto una tradizione familiare, ma diventa una scelta personale, una risposta a una chiamata interiore.
Entra a far parte di un gruppo di giovani cattolici, dove ha l'opportunità di approfondire la sua fede, di confrontarsi con altre persone che condividono i suoi ideali, di impegnarsi in attività di volontariato. Ed è proprio in questo contesto che inizia a sentire la chiamata di Dio, il desiderio di dedicare la sua vita agli altri, di seguire l'esempio di Gesù Cristo.
La lettura delle vite dei missionari, in particolare di quelli che operavano in India, accende la sua immaginazione e il suo cuore. Sente un'attrazione irresistibile verso quel paese lontano, verso quel popolo sofferente. Intuisce che è lì che Dio la sta chiamando, che è lì che potrà realizzare la sua vocazione.
Non fu una decisione facile, amici miei. Lasciare la famiglia, gli amici, la sua terra, per andare incontro a un futuro incerto, in un paese sconosciuto. Richiedeva coraggio, fede, una fiducia totale in Dio. Ma Anjezë sentiva che non poteva fare diversamente. Sentiva che Dio la stava chiamando e che lei doveva rispondere.
Parliamo ancora di sua madre. Immaginate il suo dolore, la sua preoccupazione nel sapere che la sua figlia più piccola, la sua bambina, voleva partire così lontano, per dedicarsi a una vita di sacrificio. Ma Dranafile era una donna di grande fede e di grande saggezza. Sapeva che non poteva opporsi alla volontà di Dio. Sapeva che doveva lasciare libera sua figlia di seguire la sua vocazione.
E così, con il cuore spezzato ma pieno di amore, diede la sua benedizione ad Anjezë. La accompagnò alla stazione, la abbracciò forte, e le disse: "Metti la tua mano nella mano di Dio e cammina con Lui". Parole semplici, ma piene di significato, parole che hanno accompagnato Anjezë per tutta la sua vita.
L'Addio a Skopje e l'Inizio di un Nuovo Cammino
Immaginate l'emozione di Anjezë, mentre il treno si allontanava da Skopje, mentre si lasciava alle spalle la sua casa, la sua famiglia, la sua vita. Un misto di tristezza, di paura, ma anche di eccitazione, di speranza, di fiducia nel futuro. Sapeva che stava per iniziare un nuovo capitolo della sua vita, un capitolo scritto da Dio.
Il viaggio verso l'India fu lungo e faticoso. Ma Anjezë non si scoraggiò. Pregava, leggeva, rifletteva, preparandosi interiormente alla missione che l'attendeva. Sapeva che non sarebbe stato facile, che avrebbe dovuto affrontare molte difficoltà, ma era pronta a tutto, pur di seguire la sua vocazione.
Arrivò a Dublino, dove si unì alle Suore di Loreto, un ordine religioso che si dedicava all'educazione delle ragazze. Trascorse alcuni mesi in Irlanda, imparando l'inglese e preparandosi alla vita religiosa. Poi, finalmente, partì per l'India, la terra che aveva sempre sognato.
Calcutta: Un Incontro con la Sofferenza
Calcutta. Una città immensa, caotica, sovraffollata, segnata dalla povertà e dalla sofferenza. Un contrasto stridente con la Skopje della sua infanzia, con la sua casa accogliente e protetta. Ma per Anjezë, Calcutta era il luogo dove Dio la stava chiamando, il luogo dove poteva mettere in pratica il suo amore per gli altri.
Iniziò a lavorare come insegnante in una scuola per ragazze benestanti. Era brava, apprezzata dalle sue studentesse, stimata dalle sue colleghe. Ma sentiva che non era quello il suo posto. Sentiva che doveva fare di più, che doveva andare incontro ai più poveri, ai più abbandonati, a quelli che nessuno voleva aiutare.
La vista della miseria, della sofferenza, della morte che imperversava nelle strade di Calcutta la sconvolgeva. Vide persone morire di fame, di malattie, di solitudine. Vide bambini abbandonati, anziani dimenticati, malati terminali senza cure. E sentì che non poteva restare indifferente, che doveva fare qualcosa.
E così, dopo anni di discernimento, dopo aver ottenuto il permesso dalla sua congregazione, Anjezë prese una decisione coraggiosa: lasciare la scuola e dedicarsi completamente ai poveri. Si tolse l'abito da suora, indossò un semplice sari bianco con un bordo blu, e si mise a servire i più bisognosi.
Fu un inizio difficile. Non aveva soldi, non aveva mezzi, non aveva appoggi. Ma aveva una fede incrollabile, un amore sconfinato per i poveri, e una determinazione che niente e nessuno poteva fermare. Iniziò a raccogliere i moribondi dalle strade, a portarli in un luogo sicuro, a dar loro da mangiare, a curarli, a dare loro dignità.
Fondò un ordine religioso, le Missionarie della Carità, che si diffusero rapidamente in tutto il mondo, portando aiuto e speranza ai più poveri tra i poveri. Divenne famosa, ammirata, rispettata. Ma non si montò mai la testa. Rimase sempre umile, semplice, fedele alla sua vocazione.
La bambina di Skopje, quella che aveva imparato l'amore dalla sua famiglia, quella che aveva sentito la chiamata di Dio nel suo cuore, era diventata Madre Teresa di Calcutta, un simbolo di carità, di compassione, di amore per il prossimo. Un esempio per tutti noi.
Ecco, amici, abbiamo compiuto questo breve viaggio nel passato, per scorgere l'alba di una vita straordinaria. Continuiamo a riflettere su ciò che abbiamo visto, su ciò che abbiamo sentito, e cerchiamo di mettere in pratica, nel nostro piccolo, l'esempio di Anjezë Gonxhe Bojaxhiu. Ricordiamoci sempre che l'amore è contagioso, che un piccolo gesto di gentilezza può cambiare il mondo. E che tutti noi, nel nostro piccolo, possiamo essere strumenti di pace e di amore.









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