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Le Confessioni Di Sant'agostino Frasi


Le Confessioni Di Sant'agostino Frasi

Amici lettori, preparatevi! Oggi ci immergiamo in un tesoro inestimabile: "Le Confessioni" di Sant'Agostino. Non vi offrirò una banale disamina, bensì un viaggio intimo tra le frasi più potenti, quelle che risuonano ancora oggi con una forza sorprendente. Ho passato anni a studiare quest'opera, a scandagliare ogni parola, ogni sfumatura. E credetemi, ho scoperto gemme nascoste che voglio condividere con voi.

Cominciamo subito, senza fronzoli!

Una delle frasi che più mi colpisce è quella in cui Agostino si interroga sulla natura del tempo: "Se nessuno me lo chiede, lo so; ma se voglio spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so." Non è meraviglioso? Racchiude tutta la nostra incapacità di afferrare pienamente concetti che diamo per scontati. Quante volte ci siamo sentiti così di fronte a domande esistenziali? Agostino, con la sua onestà intellettuale, mette a nudo questa fragilità umana.

Proseguendo nel nostro percorso, troviamo un’altra perla di saggezza: "Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato! Sì, perché tu eri dentro di me e io fuori. Lì ti cercavo e mi gettavo, deforme, sulle belle forme delle tue creature. Eri con me, e io non ero con te." Qui Agostino esprime il suo rimpianto per aver cercato la felicità al di fuori di sé, nelle cose terrene, senza rendersi conto che la vera fonte di gioia, Dio, era sempre stata dentro di lui. È un monito potentissimo a guardare dentro di noi, a non disperderci nella ricerca di piaceri effimeri.

Ricordate quando Agostino descrive il furto delle pere nel Libro II? Non è un semplice aneddoto giovanile. È un'analisi profonda del peccato, del desiderio di fare il male per il gusto di farlo, per affermare la propria libertà (distorta) anche a costo di violare la legge divina. "Non amavo il furto, ma il furto in sé," confessa Agostino. È una frase sconvolgente, che ci interroga sulla nostra stessa propensione al male, sulle motivazioni oscure che a volte ci spingono ad agire contro la nostra coscienza.

E che dire della sua riflessione sulla memoria? Agostino la descrive come "un vasto palazzo, un infinito recesso". Un luogo misterioso dove sono custodite tutte le nostre esperienze, i nostri ricordi, le nostre emozioni. La memoria non è solo un deposito di informazioni, ma è il luogo dove si forma la nostra identità, dove costruiamo il senso della nostra vita. Agostino ci invita a esplorare questo "vasto palazzo" interiore, a riscoprire i tesori nascosti che vi sono custoditi.

La ricerca della verità e la conversione

Il viaggio di Agostino verso la conversione è costellato di dubbi, di incertezze, di tentativi falliti. Ma è proprio questa sua umanità, questa sua fragilità, che lo rende così vicino a noi. Non è un santo inarrivabile, ma un uomo che lotta con le proprie debolezze, che si interroga sul senso della vita, che cerca disperatamente la verità.

Una delle frasi che meglio esprime questa sua ricerca è: "Dammi la castità e la continenza, ma non subito." Agostino è consapevole della sua debolezza, della sua incapacità di rinunciare subito ai piaceri della carne. Ma allo stesso tempo desidera ardentemente la purezza, la santità. È un conflitto interiore lacerante, che lo accompagnerà per lungo tempo.

La svolta decisiva avviene con l'episodio del giardino di Milano. Agostino ode una voce che gli dice: "Tolle lege, tolle lege" ("Prendi e leggi, prendi e leggi"). Apre a caso la Bibbia e legge un passo di San Paolo che lo esorta a spogliarsi dell'uomo vecchio e a rivestirsi di Cristo. È un'esperienza sconvolgente, che lo trasforma radicalmente. "Subito, alla fine di quella frase, quasi che una luce di sicurezza si fosse riversata nel mio cuore, tutte le tenebre del dubbio si dissiparono," scrive Agostino.

Dopo la conversione, Agostino non rinnega il suo passato, ma lo utilizza come testimonianza della misericordia divina. Sa che Dio può trasformare anche il più grande peccatore in un santo. E questo è un messaggio di speranza per tutti noi.

L'amore come fondamento

Un altro tema centrale delle "Confessioni" è l'amore. Agostino ci insegna che l'amore è il fondamento di tutto, che senza amore la vita non ha senso. Ma non si tratta di un amore qualsiasi, bensì dell'amore di Dio, un amore infinito, incondizionato, che abbraccia tutti gli uomini.

"Amare e essere amato era per me dolcissimo," confessa Agostino. Ma ben presto si rende conto che l'amore umano è fragile, imperfetto, che può deludere e ferire. Solo l'amore di Dio è eterno, immutabile, capace di colmare il vuoto del nostro cuore.

Agostino ci invita a rivolgere il nostro amore verso Dio, a considerarlo come il bene supremo, la fonte di ogni gioia. "Mi hai fatto per te, e il mio cuore è inquieto finché non riposa in te," scrive Agostino. Questa frase è diventata una delle più celebri delle "Confessioni", e racchiude tutta la sua filosofia, tutta la sua visione della vita.

E non dimentichiamo il suo monito contro l'orgoglio: "Superbia inter homines quasi lupus in ovibus." L'orgoglio è come un lupo tra le pecore, pronto a divorare la nostra anima, a separarci da Dio e dagli altri. Agostino ci invita a coltivare l'umiltà, a riconoscere i nostri limiti, a chiedere perdono per i nostri errori. Solo così potremo avvicinarci a Dio e vivere in armonia con il prossimo.

Le "Confessioni" non sono solo un'autobiografia, ma sono un'opera universale, che parla a tutti gli uomini di ogni tempo e di ogni luogo. Sono un invito a riflettere sul senso della vita, a interrogarsi sulla nostra esistenza, a cercare la verità e la felicità.

Spero che questo piccolo assaggio vi abbia incuriosito e vi abbia spinto a leggere (o rileggere) quest'opera meravigliosa. Non ve ne pentirete!

Adesso, per concludere in bellezza, ecco un'ultima frase che mi sta particolarmente a cuore: "Troppo tardi ti amai, o Bellezza antica e sempre nuova! Troppo tardi ti amai! Ed ecco che tu stavi dentro di me, ed io fuori, e là ti cercavo."

Non è una sintesi perfetta di tutto il cammino di Agostino? Un cammino che, in fondo, è anche il nostro.

Un abbraccio e alla prossima!

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