Gesu Pensaci Tu Atto Di Abbandono

Signore e Signori, Benvenuti.
Oggi, ci accingiamo a intraprendere un viaggio interiore, un'immersione profonda in un atto di fede tanto antico quanto rinnovabile in ogni istante della nostra esistenza: l'abbandono a Gesù. Non parleremo di una formula magica, né di una scorciatoia spirituale, ma di una prassi quotidiana, un respiro costante che trasforma la nostra visione del mondo e, soprattutto, di noi stessi.
L'abbandono a Gesù, "Gesu Pensaci Tu", non è una semplice invocazione, un grido disperato lanciato in un momento di difficoltà. È, piuttosto, la consapevole adesione a una verità fondamentale: che Egli è il Pastore, noi il gregge; che Egli è il timoniere, noi la nave in balia delle onde; che Egli è la luce, noi l'ombra che anela a essere illuminata.
Questo abbandono, nella sua essenza più pura, implica una rinuncia. Una rinuncia all'illusione del controllo, alla presunzione di poter dominare il nostro destino con la sola forza della nostra volontà. Significa riconoscere i nostri limiti, le nostre fragilità, le nostre umane imperfezioni, e consegnarle, senza riserve, nelle mani amorevoli del Salvatore.
Non si tratta, tuttavia, di una resa passiva, di un'inerzia rassegnata. Al contrario, è un atto di coraggio, di profonda fiducia. È la decisione consapevole di affidare il timone della nostra vita a Colui che conosce la rotta, Colui che può guidarci attraverso le tempeste e condurci a porti sicuri.
Abbandonarsi a Gesù significa anche imparare a discernere la Sua volontà nelle pieghe della nostra esistenza. Significa ascoltare la Sua voce nel silenzio del nostro cuore, riconoscere i Suoi segni nelle circostanze che ci circondano. Significa, in ultima analisi, vivere in un dialogo costante con Lui, offrendo la nostra vita come un'offerta gradita, un sacrificio vivente.
La Profondità dell'Abbandono nella Vita Quotidiana
L'abbandono a Gesù non è un concetto astratto, relegato alla sfera della teologia o della speculazione filosofica. È una realtà concreta, tangibile, che si manifesta in ogni aspetto della nostra vita quotidiana. Si rivela nelle piccole scelte, nelle decisioni apparentemente insignificanti, nei gesti di amore e di servizio che compiamo verso il prossimo.
Immaginate, ad esempio, una madre alle prese con le difficoltà di un figlio ribelle. Potrebbe cedere allo sconforto, alla rabbia, al senso di impotenza. Oppure, potrebbe abbandonarsi a Gesù, confidando nella Sua grazia, chiedendo la Sua guida per trovare la strada giusta per aiutare il figlio. In questo abbandono, non troverà necessariamente soluzioni immediate, ma troverà la forza, la pazienza, la saggezza necessarie per affrontare la situazione con amore e discernimento.
Considerate, ancora, un uomo d'affari che si trova di fronte a una decisione difficile, che potrebbe compromettere la sua integrità morale. Potrebbe cedere alla tentazione del guadagno facile, del compromesso etico. Oppure, potrebbe abbandonarsi a Gesù, chiedendo la Sua luce per discernere la via giusta, anche se ciò dovesse comportare una perdita materiale. In questo abbandono, non troverà necessariamente la ricchezza, ma troverà la pace interiore, la serenità di aver agito secondo la propria coscienza.
Questi sono solo due esempi, ma potremmo moltiplicarli all'infinito. L'abbandono a Gesù si manifesta in ogni ambito della nostra vita: nel lavoro, nella famiglia, nelle relazioni sociali, nel rapporto con noi stessi. È un atteggiamento interiore che permea ogni nostra azione, ogni nostra parola, ogni nostro pensiero.
E quando le difficoltà sembrano insormontabili, quando il peso della croce si fa troppo gravoso da sopportare, è proprio in quel momento che l'abbandono a Gesù diventa ancora più essenziale. È in quei momenti di oscurità che dobbiamo aggrapparci alla Sua mano, fidarci della Sua promessa, credere che Lui è sempre con noi, anche quando non lo sentiamo.
I Frutti dell'Abbandono: Pace, Gioia e Speranza
L'abbandono a Gesù non è una pratica sterile, fine a se stessa. Al contrario, porta con sé frutti abbondanti, che trasformano la nostra vita e la rendono più piena, più ricca, più significativa.
Il primo frutto dell'abbandono è la pace. Una pace profonda, interiore, che trascende le circostanze esterne. Una pace che non dipende dal successo, dalla ricchezza, dal riconoscimento, ma che scaturisce dalla consapevolezza di essere amati, protetti, guidati da Colui che è l'Amore stesso. Questa pace ci permette di affrontare le sfide della vita con serenità, di superare le difficoltà con resilienza, di guardare al futuro con fiducia.
Il secondo frutto dell'abbandono è la gioia. Una gioia autentica, duratura, che non si esaurisce nei piaceri effimeri del mondo. Una gioia che nasce dalla gratitudine, dalla contemplazione della bellezza del creato, dalla condivisione con il prossimo. Questa gioia ci rende capaci di apprezzare i doni che la vita ci offre, di sorridere anche nelle avversità, di diffondere la speranza intorno a noi.
Il terzo frutto dell'abbandono è la speranza. Una speranza incrollabile, che non si lascia abbattere dalle delusioni, dalle sconfitte, dalle sofferenze. Una speranza che si fonda sulla promessa di vita eterna, sulla certezza della resurrezione, sulla fede nella misericordia divina. Questa speranza ci dà la forza di perseverare nel bene, di lottare per la giustizia, di testimoniare l'amore di Cristo fino alla fine.
Questi frutti, la pace, la gioia e la speranza, sono la prova tangibile dell'efficacia dell'abbandono a Gesù. Sono la ricompensa per la nostra fiducia, il premio per la nostra fedeltà, il segno della Sua presenza costante nella nostra vita.
Come Coltivare l'Abbandono nella Vita
L'abbandono a Gesù non è un atto isolato, ma un processo continuo, un cammino di crescita spirituale che richiede impegno, perseveranza e, soprattutto, umiltà. Ma come possiamo coltivare questo abbandono nella nostra vita quotidiana?
Innanzitutto, è fondamentale dedicare del tempo alla preghiera. Non si tratta solo di recitare formule prestabilite, ma di dialogare con Gesù, di aprirgli il nostro cuore, di condividere con Lui le nostre gioie, le nostre paure, le nostre speranze. Possiamo pregare in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo, in qualsiasi modo. L'importante è che la nostra preghiera sia sincera, autentica, frutto di un desiderio profondo di comunione con Lui.
In secondo luogo, è importante leggere e meditare la Sacra Scrittura. La Bibbia è la Parola di Dio, la rivelazione del Suo amore, la guida per il nostro cammino. Leggendo e meditando le Scritture, impariamo a conoscere Gesù, a comprendere il Suo messaggio, a imitare il Suo esempio. La Parola di Dio è una luce che illumina il nostro cammino, una forza che ci sostiene nelle difficoltà, una fonte di ispirazione per la nostra vita.
In terzo luogo, è essenziale partecipare ai sacramenti. I sacramenti sono i segni visibili della grazia invisibile di Dio. Attraverso i sacramenti, riceviamo la forza dello Spirito Santo, la remissione dei nostri peccati, il nutrimento per la nostra anima. La partecipazione ai sacramenti, in particolare all'Eucaristia, ci unisce più intimamente a Cristo, ci rende partecipi della Sua vita, ci trasforma a Sua immagine.
Infine, è cruciale praticare la carità. L'amore per il prossimo è il segno distintivo del cristiano. Amando il prossimo, amiamo Gesù stesso, che si identifica con i più poveri, i più deboli, i più bisognosi. La pratica della carità, attraverso opere di misericordia spirituale e corporale, ci apre il cuore all'amore di Dio, ci rende più sensibili alle sofferenze degli altri, ci trasforma in strumenti della Sua pace.
Seguendo questi consigli, possiamo coltivare l'abbandono a Gesù nella nostra vita quotidiana, e sperimentare la gioia, la pace e la speranza che ne derivano. Ricordiamoci sempre che Lui è con noi, che ci ama infinitamente, e che è pronto a soccorrerci in ogni momento della nostra esistenza. Affidiamoci a Lui con fiducia, abbandoniamoci al Suo amore, e lasciamoci guidare dalla Sua saggezza. "Gesu Pensaci Tu". E Egli penserà a noi, sempre.









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