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Figure Retoriche Cantico Delle Creature


Figure Retoriche Cantico Delle Creature

Amici cari, oggi ci addentriamo in un viaggio affascinante, un percorso che ci condurrà nel cuore del Cantico delle Creature, per contemplare la sua bellezza attraverso le lenti delle figure retoriche. Non abbiate timore, vi guiderò con delicatezza, passo dopo passo, affinché possiate cogliere la profondità di questo inno di lode.

Consideriamo, innanzitutto, l'anafora. Noteremo come "Laudato si', mi' Signore" ritorni con insistenza, come un'onda che si infrange sulla riva, ripetendo la sua melodia in un crescendo di devozione. Non si tratta di una semplice ripetizione, ma di un'amplificazione, di un'eco che risuona nel nostro spirito, invitandoci ad unirci al canto di Francesco. Osservate come ogni strofa si apra con questa invocazione, quasi a voler consacrare ogni elemento del creato a Dio.

Proseguiamo con la paronomasia, un gioco di parole sottile che si manifesta nell'accostamento di termini simili nel suono ma differenti nel significato. Pensiamo, ad esempio, alla possibile eco tra "sole" e "suole" (le orme che lascia sulla terra). Pur non essendo esplicita nel testo, questa sottile assonanza invita a una riflessione più profonda sul ruolo del sole come fonte di luce e calore che guida i nostri passi nel mondo.

Poi, ecco la metafora, regina delle figure retoriche. Francesco non si limita a descrivere il sole, ma lo definisce "frate Sole", personificandolo e attribuendogli una dignità fraterna. Vediamo la luna e le stelle, "preziose e belle", elevate a simboli di luce e guida nel buio della notte. E l'acqua, "utile et humile et preziosa et casta", che diventa allegoria della purezza e della semplicità.

Il linguaggio del Cantico è ricco di allitterazioni, suoni che si ripetono creando un'armonia musicale. Ascoltiamo, per esempio, la dolcezza delle "stelle" che "stanno" nel cielo, o la forza del "vento" che "venta". Queste ripetizioni sonore non sono casuali, ma contribuiscono a creare un'atmosfera di serenità e contemplazione, facilitando la nostra immersione nella lode.

E non dimentichiamo l'apostrofe, un'invocazione diretta alle creature. Francesco si rivolge al "frate Sole", alla "sora Luna e a le stelle", come se fossero persone reali, capaci di ascoltare e comprendere il suo messaggio. Questo conferisce al Cantico un tono intimo e familiare, creando un legame profondo tra il santo e il creato.

La Similitudine e l'Enumerazione

Avviciniamoci ora alla similitudine, quella figura retorica che ci permette di comprendere un concetto astratto paragonandolo a qualcosa di concreto. Nel Cantico, le similitudini non sono esplicite, ma implicite. Ad esempio, quando Francesco descrive la forza del fuoco, possiamo implicitamente paragonarlo alla forza purificatrice dell'amore divino. Allo stesso modo, la semplicità dell'acqua può essere vista come un riflesso della semplicità del cuore di chi si affida a Dio.

Consideriamo anche l'enumerazione, la lista di virtù attribuite all'acqua: "utile et humile et preziosa et casta". Questa enumerazione non è solo un elenco di qualità, ma un modo per esaltare la bellezza e la perfezione del creato. Ogni aggettivo contribuisce a delineare un ritratto completo e dettagliato dell'acqua, elevandola a simbolo di purezza e di servizio.

Prendiamo in esame ora l'antitesi, che troviamo implicita nel contrasto tra la vita e la morte. Francesco loda la "sora Morte corporale", ma la accetta solo se sopraggiunge in grazia di Dio. Questo rivela una profonda consapevolezza della caducità della vita terrena, ma anche una ferma speranza nella vita eterna. La morte non è vista come una fine, ma come un passaggio verso una nuova dimensione.

E non trascuriamo l'iperbole, l'esagerazione usata per enfatizzare un concetto. Quando Francesco parla del perdono, lo descrive come un atto capace di portare pace e serenità. Questa esagerazione non è fine a se stessa, ma ha lo scopo di sottolineare l'importanza del perdono come via per la riconciliazione con Dio e con il prossimo.

La Prosopopea e l'Allegoria

Volgiamo lo sguardo alla prosopopea, la personificazione di entità astratte o inanimate. Nel Cantico, la "sora Morte corporale" viene personificata, quasi fosse una sorella che ci accompagna nel nostro cammino. Questa personificazione non ha lo scopo di incutere timore, ma di umanizzare la morte, rendendola più accettabile e meno spaventosa.

Analizziamo ora l'allegoria. Sebbene il Cantico non sia un'allegoria nel suo complesso, possiamo individuare elementi allegorici in alcuni suoi passaggi. Ad esempio, l'acqua può essere interpretata come allegoria della grazia divina, che purifica e vivifica le nostre anime. Allo stesso modo, il fuoco può essere visto come allegoria dell'amore di Dio, che riscalda i nostri cuori e ci illumina la via.

E poi, ecco l'eufemismo, l'uso di un termine più blando per attenuare un'espressione troppo cruda. Quando Francesco parla di coloro che muoiono nel peccato mortale, non usa termini espliciti, ma si limita a dire che "non saranno degni de laudare Te". Questo eufemismo rivela una grande delicatezza d'animo e un profondo rispetto per la dignità umana.

Non dimentichiamo la litote, l'affermazione ottenuta negando il contrario. Ad esempio, quando Francesco dice che le stelle "sono preziose e belle", sta implicitamente affermando che non sono insignificanti o brutte. Questa figura retorica, apparentemente semplice, contribuisce a rafforzare l'importanza e la bellezza del creato.

L'Ironia e la Chiasmo

Esaminiamo ora l'ironia. Sebbene il Cantico non sia un testo ironico in senso stretto, possiamo individuare una sottile ironia nel fatto che Francesco, pur essendo gravemente malato e quasi cieco, lodi la "sora Morte corporale". Questa ironia rivela una grande forza d'animo e una profonda accettazione della propria condizione.

Consideriamo, infine, il chiasmo, una figura retorica che consiste nell'incrociare i termini di due proposizioni. Sebbene non sia presente in forma esplicita nel Cantico, possiamo individuare una sorta di chiasmo nel rapporto tra l'uomo e il creato. L'uomo è chiamato a lodare il creato, ma allo stesso tempo è parte integrante di esso. Questo crea un rapporto di interdipendenza e di armonia tra l'uomo e la natura.

Amici, spero che questo viaggio attraverso le figure retoriche del Cantico delle Creature vi abbia arricchito e illuminato. Ricordate, la bellezza di questo inno di lode risiede non solo nel suo significato letterale, ma anche nella sua ricchezza di immagini e di simboli. Lasciamoci trasportare dalla sua melodia, e apriamo i nostri cuori alla lode del Creatore. Il Cantico non è solo una preghiera, ma un invito a contemplare la bellezza del mondo che ci circonda, e a riconoscere in ogni creatura un riflesso dell'amore divino. Meditiamo su queste parole, e lasciamoci trasformare dalla loro saggezza.

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