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Commento Del Cantico Delle Creature


Commento Del Cantico Delle Creature

Nel cuore della spiritualità francescana risplende il "Commento al Cantico delle Creature", un'opera che si propone di svelare le profondità ineffabili celate dietro le parole semplici e poetiche del celebre inno di San Francesco d'Assisi. Questo commento non è mera esegesi letterale, bensì un viaggio interiore che mira a condurre il lettore alla comprensione più intima del rapporto tra l'uomo, il creato e il Creatore.

Il Cantico, composto negli ultimi anni della vita del Santo, quando la malattia e la sofferenza lo affliggevano, non è un canto di gioia spensierata, ma un'espressione matura e profonda di gratitudine e lode. Il Commento, quindi, si addentra nelle pieghe dell'animo francescano per illuminare le motivazioni profonde che animano ogni verso, ogni strofa, ogni esclamazione.

L'analisi inizia con la comprensione del contesto storico e biografico. La malattia di San Francesco, lungi dall'essere un ostacolo alla sua fede, diviene un trampolino di lancio verso una visione ancora più luminosa della bellezza e della bontà divina. La cecità, in particolare, acuisce la sua percezione interiore, permettendogli di cogliere la presenza di Dio anche nelle più piccole e apparentemente insignificanti manifestazioni del creato.

Il Commento si sofferma sulla struttura del Cantico, evidenziando la progressione logica e spirituale che lo caratterizza. Si parte dalla lode a Dio Altissimo, Onnipotente e Buon Signore, Fonte inesauribile di ogni bene, per poi passare alla celebrazione delle creature che riflettono la Sua perfezione. Il sole, la luna, le stelle, il vento, l'acqua, il fuoco, la terra: tutti elementi del creato vengono esaltati per la loro utilità, bellezza e capacità di rivelare la presenza divina.

Ogni creatura è portatrice di un messaggio, un simbolo della grandezza e dell'amore di Dio. Il Commento svela i significati simbolici intrinseci in ogni elemento, richiamando la tradizione biblica e patristica che ha interpretato il creato come un libro aperto, attraverso il quale è possibile leggere la mente di Dio. Il sole, ad esempio, rappresenta la luce divina che illumina le menti e riscalda i cuori; la luna, con la sua luce riflessa, simboleggia la Chiesa che riceve la grazia da Cristo; le stelle, con la loro miriade di luci, evocano la moltitudine dei santi che intercedono per noi presso il trono di Dio.

L'acqua, elemento essenziale per la vita, è simbolo di purificazione e rigenerazione spirituale. Il fuoco, con la sua forza trasformatrice, rappresenta l'amore divino che consuma e purifica l'anima. La terra, madre generosa che nutre e sostiene la vita, è simbolo di umiltà e fecondità spirituale. Il vento, impetuoso e invisibile, rappresenta lo Spirito Santo che soffia dove vuole e conduce l'uomo verso la verità.

Il Commento analizza inoltre la dimensione etica del Cantico, evidenziando come la lode al creato debba tradursi in un impegno concreto per la sua salvaguardia e tutela. San Francesco, considerato il patrono dell'ecologia, ci invita a considerare la natura non come una risorsa da sfruttare a nostro piacimento, ma come un dono prezioso da custodire e proteggere per le generazioni future.

L'amore per le creature è un riflesso dell'amore per il Creatore. Chi ama il creato, ama Dio che lo ha creato; chi rispetta la natura, rispetta Dio che si manifesta attraverso di essa. Il Cantico, quindi, non è solo un inno di lode, ma anche un invito alla conversione ecologica, un appello a cambiare il nostro modo di rapportarci con il mondo che ci circonda.

L'Interpretazione delle Virtù e delle Avversità

Il Commento prosegue esaminando le strofe dedicate al perdono e alla sopportazione delle avversità. San Francesco loda coloro che perdonano per amore di Dio e sopportano le infermità e le tribolazioni con pazienza e umiltà. Il perdono, secondo l'insegnamento francescano, è un atto di liberazione, un modo per spezzare le catene dell'odio e della vendetta e per costruire un mondo di pace e di riconciliazione.

La sofferenza, invece, è vista non come una punizione divina, ma come un'opportunità per crescere nella fede e nell'amore. San Francesco, nel Cantico, non esalta la sofferenza in sé, ma la capacità di sopportarla con serenità e fiducia in Dio. La sofferenza, se accettata con spirito di fede, può diventare un mezzo di purificazione e di redenzione.

Il Commento sottolinea come la malattia di San Francesco, lungi dall'indebolire la sua fede, l'abbia rafforzata. La cecità, in particolare, gli ha permesso di vedere con gli occhi del cuore, di cogliere la bellezza e la bontà di Dio anche nelle situazioni più difficili e dolorose.

La Lode a "Sorella Morte Corporale"

Infine, il Commento affronta il tema della morte, considerata da San Francesco non come una nemica da temere, ma come una sorella da accogliere con serenità e fiducia. "Laudato si', mi' Signore, per sora nostra morte corporale", canta il Santo, riconoscendo nella morte il passaggio definitivo alla vita eterna.

La morte, per San Francesco, non è la fine di tutto, ma l'inizio di una nuova esistenza, un incontro definitivo con Dio. Chi ha vissuto una vita secondo il Vangelo, chi ha amato Dio e il prossimo con tutto il cuore, non deve temere la morte, ma accoglierla come una porta che si apre sulla beatitudine eterna.

Il Commento evidenzia come la visione francescana della morte sia profondamente radicata nella fede cristiana. La morte è superata dalla risurrezione di Cristo, che ha vinto il peccato e la morte e ci ha aperto le porte del Regno dei Cieli. La speranza cristiana non è una vana illusione, ma una certezza fondata sulla promessa di Cristo.

Il "Commento al Cantico delle Creature", quindi, si rivela un'opera preziosa per chiunque desideri approfondire la conoscenza della spiritualità francescana e scoprire la bellezza e la profondità del messaggio di San Francesco d'Assisi. È un invito a contemplare la grandezza di Dio attraverso le sue creature, a vivere in armonia con il creato e a prepararsi con serenità all'incontro definitivo con il Creatore. La lode che sgorga dal Cantico è una lode che deve risuonare nei nostri cuori e tradursi in azioni concrete, in un impegno costante per la costruzione di un mondo più giusto, più fraterno e più rispettoso della creazione.

Il Commento, infine, ci ricorda che la vera gioia non si trova nei beni materiali o nei piaceri effimeri, ma nell'amore di Dio e del prossimo. Chi vive secondo il Vangelo, chi si fa piccolo e umile come San Francesco, chi ama e perdona come Gesù, può sperimentare la vera gioia, quella che nessun male può togliere.

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