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Come è Morto San Francesco D'assisi


Come è Morto San Francesco D'assisi

Nel profondo rispetto che si deve a una figura tanto luminosa quanto quella di San Francesco d'Assisi, ci accingiamo a narrare, con la dovuta riverenza e accuratezza, gli ultimi giorni e il trapasso del Santo, fondandoci sulle fonti storiche e agiografiche più autorevoli e dettagliate a nostra disposizione.

La vita di Francesco, segnata da un radicale amore per il Cristo e per la sua creazione, culminò in un epilogo di sofferenza e serenità, testimonianza ultima della sua fede incrollabile. La malattia, compagna di Francesco negli anni finali, fu il preludio alla sua nascita al Cielo.

Francesco, già provato dalle fatiche del ministero e dai rigori della vita penitenziale, si ammalò gravemente agli occhi, probabilmente a causa di un tracoma, infezione che lo portò quasi alla cecità. Nonostante le cure mediche, che lo portarono anche a Siena, la sua salute non migliorò. Ulteriori complicazioni, tra cui forse una forma di tubercolosi o una malattia epatica, aggravarono ulteriormente la sua condizione.

Il Santo, consapevole dell'approssimarsi della fine, desiderò ardentemente trascorrere i suoi ultimi giorni nel luogo a lui più caro: la Porziuncola, la piccola chiesa che considerava la culla del suo ordine.

Il Trasferimento alla Porziuncola e gli Ultimi Momenti

Consapevole che la sua ora si avvicinava, Francesco espresse il desiderio di essere trasferito da Nocera Umbra, dove si trovava per le cure, alla Porziuncola, presso Santa Maria degli Angeli. Questo piccolo santuario, donato ai suoi frati dai benedettini, rappresentava per lui il luogo di origine della sua vocazione e il simbolo della povertà e della semplicità evangelica che aveva abbracciato.

Il trasferimento fu organizzato con cura e rispetto. Francesco, ormai debilitato, venne trasportato a dorso d'asino attraverso le campagne umbre, accompagnato dai suoi fedeli compagni. Durante il viaggio, egli continuò a benedire e a confortare quanti incontrava, irradiando la sua consueta pace e letizia, nonostante le sofferenze fisiche.

Giunto alla Porziuncola, Francesco fu accolto con amore fraterno. Furono allestite per lui una semplice cella e un giaciglio di terra nuda, secondo il suo desiderio di povertà. Qui, circondato dai suoi frati, trascorse gli ultimi giorni in preghiera e contemplazione.

Francesco, pur sofferente, mantenne la sua lucidità e serenità. Continuò a esortare i suoi frati all'amore fraterno, alla fedeltà al Vangelo e alla povertà. In questi momenti, si fece portare il libro dei Vangeli e chiese che gli fosse letto il passo della Passione secondo Giovanni, desiderando partecipare intensamente alla sofferenza di Cristo.

Un episodio particolarmente toccante di questi ultimi giorni è legato alla sua benedizione per la città di Assisi. Sentendo che la sua fine era imminente, Francesco chiese di essere sollevato dal letto per poter vedere, ancora una volta, la sua amata città. Volse il viso verso Assisi e, con le braccia aperte, la benedisse con queste parole: "Sii benedetta da Dio, città santa, poiché per mezzo tuo molti crederanno in Dio!".

La Morte e la Canonizzazione

La sera del 3 ottobre 1226, Francesco, dopo aver pregato e cantato salmi, sentì che la sua ora era giunta. Chiese di essere spogliato delle vesti e deposto nudo sulla terra, volendo rendere omaggio alla Madre Terra e morire nella più assoluta povertà, come aveva vissuto.

In quel momento solenne, Francesco recitò il Salmo 141: "Voce mea ad Dominum clamavi; voce mea ad Dominum deprecatus sum…", un grido di dolore e di speranza rivolto a Dio. Poi, con un filo di voce, raccomandò la sua anima a Dio e ai suoi frati, chiedendo loro di amarsi e di rimanere fedeli al Vangelo.

Secondo la testimonianza dei presenti, Francesco morì serenamente, con il sorriso sulle labbra, come se si addormentasse in un sonno tranquillo. Era la sera del 3 ottobre 1226. Aveva circa 44 anni.

La notizia della morte di Francesco si diffuse rapidamente, suscitando grande dolore e commozione in tutta l'Umbria e oltre. Moltitudini di persone accorsero alla Porziuncola per venerare il corpo del Santo e testimoniare la sua santità.

Il corpo di Francesco fu esposto per alcuni giorni, durante i quali si verificarono numerosi miracoli, confermando la sua fama di santità. Le stimmate, le sacre piaghe che aveva ricevuto sul Monte della Verna, divennero visibili a tutti, testimonianza tangibile della sua intima unione con Cristo Crocifisso.

Il 4 ottobre 1226, il corpo di Francesco fu solennemente traslato ad Assisi e provvisoriamente sepolto nella chiesa di San Giorgio, dove oggi si trova la Basilica di Santa Chiara.

Appena due anni dopo la sua morte, il 16 luglio 1228, Francesco fu canonizzato da Papa Gregorio IX, che lo proclamò Santo della Chiesa Cattolica. Un atto di riconoscimento ufficiale della sua vita esemplare e della sua profonda influenza spirituale.

La figura di San Francesco d'Assisi continua a ispirare milioni di persone in tutto il mondo, a prescindere dalla loro fede o provenienza. Il suo messaggio di amore, povertà, umiltà e fraternità rimane attuale e universale, un invito costante a vivere una vita più autentica e significativa, in armonia con Dio e con il creato.

La sua morte, avvenuta in un contesto di semplicità e povertà, è un esempio luminoso di come la fede possa trasformare la sofferenza in gioia e la morte in un passaggio glorioso alla vita eterna. La memoria di San Francesco d'Assisi, radicata nella storia e nella tradizione cristiana, è un tesoro prezioso da custodire e tramandare alle future generazioni.

La vita e la morte di San Francesco sono un invito permanente a riflettere sul significato profondo dell'esistenza e sulla bellezza della santità. Un cammino, quello tracciato dal Santo di Assisi, che ci conduce verso la scoperta dell'amore di Dio e della sua presenza in ogni creatura.

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