Cantico Delle Creature Figure Retoriche

Nell'esplorare il "Cantico delle Creature", o "Laudes Creaturarum", ci addentriamo in un universo di espressione spirituale e poetica che trascende la sua epoca. San Francesco d'Assisi, attraverso questo inno di lode, non si limita a celebrare il creato, ma ne svela le profonde implicazioni teologiche e filosofiche, intessendo un dialogo intimo tra l'uomo, la natura e il divino. La ricchezza di figure retoriche presenti nel Cantico non è mero ornamento stilistico, ma veicolo essenziale per comunicare una visione del mondo radicalmente nuova e profondamente radicata nella fede.
Il Cantico, nella sua apparente semplicità, rivela una maestria retorica che si manifesta in molteplici forme. La ripetizione, ad esempio, non è solo un espediente per conferire musicalità al testo, ma anche un modo per sottolineare la centralità del tema della lode. "Laudato si', mi' Signore" risuona come un'eco perpetua, un'invocazione costante che permea ogni aspetto del creato. L'anafora, con la reiterazione di "Laudato si'" all'inizio di ogni strofa, amplifica questa risonanza, creando un effetto di preghiera litanica che coinvolge l'ascoltatore in un'esperienza di adorazione condivisa.
L'uso sapiente della personificazione attribuisce qualità umane agli elementi naturali, rendendoli partecipi attivi della lode a Dio. Il sole, la luna, le stelle, il vento, l'acqua, il fuoco, la terra, non sono più semplici oggetti inanimati, ma figure viventi che cantano la gloria del Creatore con la loro stessa esistenza. "Laudato si', mi' Signore, per frate Sole, / il quale è giorno, e allumini noi per lui." Il sole, personificato come "frate", diviene un fratello, un compagno nel cammino della fede, e la sua luce non è solo fisica, ma anche spirituale, illuminando le menti e i cuori.
L'allitterazione, con la ripetizione di suoni consonantici, e l'assonanza, con la ripetizione di suoni vocalici, contribuiscono a creare un'armonia sonora che riflette l'armonia del creato. Il ritmo cadenzato delle parole, la loro sonorità dolce e fluente, evocano la bellezza e la serenità del mondo naturale, invitando alla contemplazione e alla gioia.
La metafora e la similitudine arricchiscono il linguaggio del Cantico, conferendogli profondità e suggestione. L'immagine del sole che "illumina noi per lui" è una metafora della luce divina che guida e illumina l'umanità. La similitudine implicita nella descrizione della luna e delle stelle, "chiare et preziose et belle," suggerisce la loro bellezza e il loro valore, paragonandole a gemme luminose che adornano la volta celeste.
L'Antitesi e l'Ossimoro nel Cantico
Il Cantico non evita il confronto con la sofferenza e la morte, ma le integra in una visione più ampia della creazione. L'antitesi tra la vita e la morte, tra la gioia e il dolore, è espressa con chiarezza nella lode a "sora Morte corporale." La morte, lungi dall'essere considerata una nemica, è vista come una sorella, un passaggio necessario verso la vita eterna. Questa accettazione della morte come parte integrante del ciclo naturale è un segno di profonda saggezza e di abbandono fiducioso alla volontà divina.
L'ossimoro, la figura retorica che accosta termini contraddittori, è presente nella celebrazione della morte come "sora." L'associazione di un termine positivo, "sora" (sorella), con un concetto negativo, "Morte corporale," crea un effetto di straniamento che invita alla riflessione. La morte non è solo la fine, ma anche l'inizio di una nuova vita, un passaggio verso una dimensione superiore.
L'enumerazione, con la sua lista di elementi naturali, contribuisce a creare un'immagine completa e dettagliata del creato. La successione di "frate Sole," "sora Luna e le stelle," "frate Vento," "sora Acqua," "frate Focu," "sora nostra madre Terra," evoca la diversità e la ricchezza del mondo naturale, sottolineando l'interconnessione tra tutti gli esseri viventi.
L'iperbole, con l'esagerazione delle qualità positive del creato, amplifica la lode a Dio. La bellezza del sole, la purezza dell'acqua, la forza del fuoco, sono esaltate al massimo grado, riflettendo la grandezza e la magnificenza del Creatore.
La climax, con la progressione ascendente nella descrizione delle virtù, conferisce al Cantico un senso di crescita e di intensificazione. La lode alla pazienza, alla pace e alla sopportazione dei mali culmina nella promessa della beatitudine eterna: "beati quelli che 'l sosterranno in pace, / ca da te, Altissimo, sirano incoronati."
L'Uso dell'Imperativo e dell'Esclamazione
L'uso frequente dell'imperativo, soprattutto nella forma "Laudato si'," conferisce al Cantico un carattere esortativo, invitando tutti a partecipare alla lode a Dio. L'invocazione non è solo una preghiera personale, ma un invito universale a riconoscere la bellezza e la bontà del creato.
L'esclamazione, con l'uso di interiezioni come "Altissimo" e "Onnipotente," esprime la meraviglia e l'ammirazione di San Francesco di fronte alla grandezza divina. Le esclamazioni non sono solo un'espressione emotiva, ma anche un modo per sottolineare la trascendenza e l'incommensurabilità di Dio.
La paronomasia, con l'accostamento di parole con suono simile ma significato diverso, crea un effetto di gioco linguistico che contribuisce a rendere il Cantico più memorabile e piacevole all'ascolto. L'uso di rime e assonanze, insieme alla paronomasia, crea un'armonia sonora che riflette l'armonia del creato.
La Struttura del Cantico e la Sua Funzione Retorica
La struttura del Cantico, con la sua divisione in strofe dedicate a diversi elementi del creato, riflette l'ordine e l'armonia del mondo naturale. Ogni strofa è un'unità a sé stante, ma è anche parte di un insieme più ampio, un mosaico di lode che celebra la totalità della creazione.
La funzione retorica del Cantico è molteplice. Innanzitutto, è un inno di lode a Dio, un'espressione di gratitudine per il dono della creazione. In secondo luogo, è un invito alla contemplazione e alla riflessione sulla bellezza e la bontà del mondo naturale. In terzo luogo, è un messaggio di speranza e di pace, un invito a vivere in armonia con la natura e con gli altri.
Il Cantico, attraverso l'uso sapiente delle figure retoriche, non si limita a descrivere il creato, ma lo trasfigura, rivelando la sua dimensione spirituale e sacra. La natura non è solo un insieme di oggetti inanimati, ma un teatro della gloria divina, un luogo di incontro tra l'uomo e Dio. San Francesco, con la sua poesia, ci invita a riscoprire questa dimensione sacra, a contemplare la bellezza del creato con occhi nuovi e a lodare il Creatore per tutti i suoi doni.
La profonda conoscenza delle figure retoriche impiegate nel Cantico delle Creature ci permette di apprezzare appieno la sua ricchezza e la sua profondità, rivelando la straordinaria abilità di San Francesco d'Assisi nel comunicare la sua visione del mondo e la sua fede incrollabile. Il Cantico rimane, a distanza di secoli, un capolavoro della letteratura italiana e un'inesauribile fonte di ispirazione spirituale.









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