Cantico Dei Cantici San Francesco

Amico mio, accomodati. Siediti qui, vicino a me. Oggi vorrei parlarti di un incontro speciale, un abbraccio tra due mondi apparentemente distanti, ma in realtà profondamente legati: il Cantico dei Cantici e la spiritualità di San Francesco. Non è forse affascinante l'idea di esplorare come un testo così intriso di passione umana possa risuonare nell'anima di un uomo dedito alla povertà e all'amore per il creato?
Considera, prima di tutto, la natura stessa del Cantico. Non si tratta di un trattato teologico, né di un racconto storico. È un canto d'amore, una celebrazione dell'eros in tutte le sue sfumature. Parla di desiderio, di attrazione, di bellezza fisica e spirituale. Un amore che si manifesta nella natura, nei profumi dei campi, nel volo degli uccelli. Un amore che, a prima vista, sembra lontano dalla rinuncia francescana.
Eppure, fermiamoci un attimo. Non è forse vero che l'amore è il fondamento stesso dell'esperienza cristiana? Non è forse l'amore per Dio che ci spinge a rinunciare a noi stessi, a donarci agli altri, a contemplare la bellezza del creato? E se l'amore umano, espresso nel Cantico, fosse una scintilla, un riflesso di quell'amore divino, infinito e incondizionato?
Proviamo a guardare San Francesco non solo come l'uomo della povertà, ma anche come l'uomo dell'estasi, della gioia, della profonda comunione con Dio e con il creato. Ricorda il suo Cantico delle Creature. Non è forse un canto d'amore, un inno alla bellezza del sole, della luna, delle stelle, del vento, dell'acqua? Non è forse una celebrazione della creazione come manifestazione dell'amore divino?
San Francesco, attraverso la sua vita e le sue parole, ci invita a vedere Dio in ogni cosa, a riconoscere la sua presenza nella natura, nei poveri, nei fratelli. Ci invita a spogliarci di tutto ciò che ci impedisce di amare veramente, di aprirci alla bellezza del mondo e alla grazia divina.
L'Eros Trasfigurato
Immagina ora la mente e il cuore di Francesco immersi nella lettura del Cantico. Certo, non lo interpreterebbe letteralmente, come un semplice canto d'amore tra un uomo e una donna. Ma ne coglierebbe la potenza evocativa, la capacità di esprimere il desiderio, la sete di unione. Vedrebbe in quel desiderio umano un simbolo, un'immagine dell'anelito dell'anima verso Dio.
Quel "sono malata d'amore" del Cantico (Cantico 2,5) non diventerebbe forse, nel cuore di Francesco, "sono malato d'amore per Cristo"? Quella ricerca appassionata dell'amato non si trasformerebbe nella sua instancabile ricerca di Dio, nel suo desiderio di conformarsi alla sua volontà, di vivere secondo il Vangelo?
E non dimenticare la natura. Nel Cantico, il giardino, la campagna, la vigna sono lo scenario dell'amore. Anche per Francesco, la natura è il luogo dell'incontro con Dio. La lode al creato nel Cantico delle Creature non è altro che un'esplosione di gioia di fronte alla bellezza del mondo, un ringraziamento per il dono della vita.
Forse, Francesco vedeva nel Cantico una sorta di parabola, un racconto allegorico dell'amore tra Cristo e la Chiesa, tra l'anima e Dio. Forse, ne traeva ispirazione per esprimere la sua profonda unione mistica con il Signore. Forse, semplicemente, ne ammirava la bellezza poetica, la capacità di celebrare l'amore in tutte le sue forme.
È possibile che alcuni dettagli concreti del Cantico (le vesti profumate, i gioielli, il letto nuziale) sembrassero stridere con la sua scelta di povertà. Ma credo che Francesco avesse la capacità di andare oltre la superficie, di cogliere l'essenza del messaggio. Vedeva, dietro la ricchezza delle immagini, la profonda verità dell'amore, il desiderio di unione, la bellezza della creazione.
San Bonaventura, nella sua Legenda Major, ci racconta di come Francesco fosse spesso rapito in estasi, di come il suo cuore bruciasse d'amore per Cristo. Non è forse possibile che, in quei momenti di profonda contemplazione, le immagini del Cantico si affacciassero alla sua mente, trasfigurate dalla grazia divina? Non è forse possibile che quei canti d'amore terreno si trasformassero in inni di lode all'amore infinito di Dio?
Consideriamo, poi, la delicatezza con cui il Cantico descrive il corpo. C'è un rispetto profondo per la bellezza fisica, per la sensualità. Anche Francesco, pur nella sua ascesi, non negava la bellezza del corpo umano, creato a immagine e somiglianza di Dio. Semplicemente, la vedeva come uno strumento, un veicolo per esprimere l'amore, la gioia, la compassione.
L'Armonia delle Opposizioni
Forse, la chiave per comprendere il rapporto tra il Cantico e la spiritualità francescana sta proprio nella capacità di Francesco di armonizzare le opposizioni. Povertà e ricchezza spirituale, rinuncia e gioia, ascesi e amore per il creato. Non si tratta di negare una parte della realtà, ma di integrarla in una visione più ampia, più profonda.
Francesco non rinunciava all'amore, ma lo trasformava, lo sublimava. Non negava la bellezza del mondo, ma la vedeva come un riflesso della bellezza divina. Non rinunciava alla gioia, ma la trovava nella comunione con Dio e con i fratelli.
E forse, proprio in questa capacità di armonizzare le opposizioni, risiede la sua grandezza, la sua capacità di parlare al cuore di tutti, di trascendere le barriere culturali e religiose. Francesco ci insegna che la vera povertà non è la mancanza di beni materiali, ma la mancanza di amore. Ci insegna che la vera ricchezza non è l'accumulo di tesori terreni, ma la pienezza dello spirito.
Considera come il Cantico, pur nella sua sensualità, è pervaso da un senso di purezza, di innocenza. C'è una gioia genuina nell'esprimere l'amore, una mancanza di malizia. Anche Francesco, nella sua semplicità, nel suo candore, irradiava una purezza simile. La sua era una povertà lieta, una rinuncia gioiosa, un amore disinteressato.
Quindi, amico mio, la prossima volta che leggerai il Cantico dei Cantici, pensa a San Francesco. E immagina come questo canto d'amore possa risuonare nel tuo cuore, trasformando il desiderio umano in anelito verso Dio, la bellezza terrena in riflesso della bellezza divina, la gioia sensoriale in estasi spirituale.
Un Inno All'Amore
Il Cantico dei Cantici e la spiritualità francescana, apparentemente distanti, si incontrano nell'amore. Un amore che si manifesta in modi diversi, ma che ha la stessa radice: Dio. Un amore che ci invita a spogliarci di tutto ciò che ci impedisce di amare veramente, di aprirci alla bellezza del mondo e alla grazia divina.
E ricorda, amico mio, che questo percorso è un cammino, non una meta. Non dobbiamo pretendere di comprendere tutto, di risolvere tutti i paradossi. Dobbiamo semplicemente lasciarci guidare dall'amore, dalla fede, dalla speranza. Dobbiamo fidarci della grazia divina, che ci trasformerà a immagine e somiglianza di Cristo.
La Bellezza Salvifica
Non dimentichiamo mai che la bellezza, in tutte le sue forme, può essere una via per avvicinarci a Dio. La bellezza del creato, la bellezza dell'arte, la bellezza dell'amore umano. San Francesco lo sapeva bene. Egli vedeva Dio in ogni cosa, in ogni creatura. E ci invitava a fare altrettanto.
Lasciamoci dunque ispirare dal Cantico dei Cantici e dalla spiritualità francescana. Apriamo i nostri cuori all'amore, alla bellezza, alla gioia. E scopriremo che Dio è più vicino di quanto pensiamo, che la sua grazia è sempre a nostra disposizione, che la sua misericordia è infinita. E troveremo, finalmente, la pace che il nostro cuore desidera.









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