Analisi Del Cantico Delle Creature

Amici, avviciniamoci insieme al cuore pulsante del Cantico delle Creature, un testo che risuona attraverso i secoli con una freschezza e una spiritualità che ci toccano nel profondo. Cerchiamo di farlo con umiltà, consapevoli che ogni lettura è un viaggio personale, un incontro unico con la parola e con noi stessi.
Immaginate San Francesco, provato dalla malattia, quasi cieco, ma con il cuore traboccante di gratitudine. È in questo contesto, nel 1224 o 1225, a San Damiano, che nasce questa preghiera, questo inno alla bellezza del creato, un’espressione di amore puro verso il Creatore attraverso le Sue creature.
Cominciamo dall'incipit: "Altissimu, onnipotente, bon Signore…". Fin dalle prime parole, Francesco eleva il suo sguardo verso l’alto, verso l’Altissimo, riconoscendo la Sua onnipotenza e la Sua bontà infinita. Notate l'uso del superlativo assoluto "Altissimu", che non è solo un appellativo, ma una vera e propria invocazione, un'affermazione della trascendenza divina. E poi, "bon Signore", dove la semplicità e la familiarità del termine "bon" rivelano un rapporto intimo, un legame di fiducia e amore filiale. Non è un Dio distante e inaccessibile, ma un Signore buono, vicino ai suoi figli.
Subito dopo, Francesco affronta un tema che spesso ci turba: "Tue so' le laude, la gloria e l'honore et onne benedictione". A chi appartiene la lode? A chi la gloria? A chi l’onore? A Dio, solamente a Dio. Francesco, con questa affermazione radicale, ci invita a riflettere sul nostro rapporto con il successo, con l’approvazione altrui, con la nostra stessa immagine. Spesso cerchiamo la gloria per noi stessi, ci attribuiamo meriti che forse non ci appartengono del tutto. Francesco, invece, ci ricorda che la vera fonte di ogni bene è Dio, e a Lui solo dobbiamo rendere grazie.
"Ad Te solo, Altissimo, se konfano, et nullu homo è dignu Te mentovare." È un’affermazione che può sembrare dura, quasi umiliante. Ma proviamo a interpretarla in un’altra chiave. Francesco non sta sminuendo l’uomo, ma sta esaltando la grandezza di Dio. Nessun uomo è degno di nominare Dio, non perché l’uomo sia intrinsecamente indegno, ma perché Dio è infinitamente più grande di qualsiasi parola, di qualsiasi pensiero umano. È un invito all’umiltà, alla consapevolezza dei nostri limiti, ma anche alla meraviglia di fronte al mistero ineffabile di Dio.
L’Inno alle Creature: Un Riflesso dello Splendore Divino
E qui entriamo nel cuore del Cantico, l'inno alle creature. Francesco non le loda per se stesse, ma come specchio, come riflesso dello splendore divino. "Laudato sie, mi’ Signore, cum tutte le Tue creature, spetialmente messor lo frate Sole…" Il sole, fratello sole, non è semplicemente un astro che illumina la terra, ma un simbolo della luce divina, della Sua energia vitale che pervade ogni cosa. È “bello e radiante cum grande splendore: de Te, Altissimo, porta significatione”. Il sole, con la sua bellezza e il suo splendore, ci parla di Dio, ci ricorda la Sua presenza luminosa nel mondo.
E poi la luna e le stelle, "clarite et pretiose et belle". Anche qui, non si tratta solo di ammirare la bellezza del cielo notturno, ma di riconoscere in essa la mano creatrice di Dio. La luna e le stelle, con la loro luce soffusa e misteriosa, ci invitano alla contemplazione, al silenzio, all’ascolto interiore.
"Laudato sie, mi’ Signore, per frate Vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo…" Anche il vento, l’aria, le nuvole, il cielo sereno, ogni condizione atmosferica diventa motivo di lode. Francesco non si limita ad ammirare la bellezza del creato quando è piacevole, quando il sole splende e l’aria è mite. Egli loda Dio anche per il vento impetuoso, per le nuvole minacciose, per il tempo inclemente. Perché anche in queste manifestazioni della natura, apparentemente ostili, si rivela la potenza e la provvidenza di Dio.
"Per sora Acqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta…" L’acqua, sorella acqua, è un elemento essenziale per la vita, un dono prezioso che dobbiamo custodire con cura. Francesco la definisce "utile et humile et pretiosa et casta". Utile perché indispensabile per la nostra sopravvivenza. Umile perché si adatta a ogni forma, a ogni contenitore. Preziosa perché senza di essa la vita non sarebbe possibile. Casta perché pura, limpida, incontaminata. In queste qualità, Francesco vede un riflesso delle virtù divine.
"Laudato sie, mi’ Signore, per frate Focu, per lo quale ennallumini la nocte…" Il fuoco, fratello fuoco, non è solo una fonte di calore e di luce, ma un simbolo di purificazione, di trasformazione, di energia spirituale. È “iucundo et robustoso et forte”. Gioioso perché riscalda e illumina. Robusto perché capace di domare le tenebre. Forte perché in grado di trasformare la materia. Anche nel fuoco, Francesco vede un’immagine della forza creatrice di Dio.
"Laudato sie, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba…" La terra, madre terra, è la fonte della nostra vita, il grembo da cui nasciamo e a cui ritorniamo. È lei che ci nutre, che ci sostiene, che ci offre i suoi frutti, i suoi fiori, le sue erbe. Francesco la loda per la sua generosità, per la sua fecondità, per la sua bellezza. E ci ricorda che siamo parte integrante di questo ecosistema, che dobbiamo rispettare e proteggere la nostra madre terra.
Il Perdono e la Pace: Vertici dell'Amore
"Laudato sie, mi’ Signore, per quelli che perdonano per lo Tuo amore et sostengono infirmitate et tribulatione…" Qui Francesco introduce un elemento nuovo, che va oltre la semplice contemplazione della natura. Egli loda Dio per coloro che perdonano, per coloro che sopportano le difficoltà, per coloro che testimoniano l’amore anche nel dolore. Il perdono, la pazienza, la compassione sono virtù divine che si manifestano nell’uomo, che lo rendono simile a Dio.
"Beati quelli che ’l sosterranno in pace, ka da Te, Altissimo, sirano incoronati." La pace, la serenità interiore, è il premio promesso a coloro che soffrono con fede, a coloro che perdonano con amore. È una pace che non viene dal mondo, ma da Dio, una pace che trasforma il dolore in gioia, la tristezza in speranza.
"Laudato sie, mi’ Signore, per sora nostra Morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò skappare…" E infine, Francesco loda Dio anche per la morte, sorella morte corporale. Un’affermazione che può sembrare paradossale, quasi macabra. Ma Francesco non la vede come una fine, ma come un passaggio, come un ritorno alla casa del Padre. La morte non è un nemico da temere, ma una sorella da accogliere con serenità.
"Guai a quelli che morrano ne le peccata mortali; beati quelli ke trovarà en le Tue sanctissime voluntati, ka la morte seconda no ’l farrà male." Francesco ci ricorda che la nostra vita terrena è un cammino, un pellegrinaggio verso l’eternità. E che la nostra destinazione finale dipende dalle nostre scelte, dalle nostre azioni, dal nostro amore verso Dio e verso il prossimo. La morte seconda, la dannazione eterna, è il destino di coloro che vivono nel peccato, lontani da Dio. La beatitudine eterna, invece, è la ricompensa di coloro che vivono secondo la volontà di Dio, che amano il Signore con tutto il loro cuore, con tutta la loro anima, con tutta la loro mente.
Un Invito Continuo alla Gioia e alla Fratellanza
"Laudate et benedicete mi’ Signore et ringratiate et serviteLo cum grande humilitate." Francesco conclude il suo Cantico con un invito appassionato alla lode, alla benedizione, al ringraziamento, al servizio. Non si tratta solo di recitare delle parole, ma di vivere una vita di amore, di gioia, di umiltà. Di riconoscere la presenza di Dio in ogni creatura, in ogni evento, in ogni persona che incontriamo sul nostro cammino.
Amici, il Cantico delle Creature non è solo un testo da leggere, ma un’esperienza da vivere. È un invito a spalancare i nostri occhi sulla bellezza del creato, a sentire nel nostro cuore la presenza di Dio, a vivere una vita di amore, di gioia, di umiltà. Che questo canto possa risuonare sempre nei nostri cuori, illuminando il nostro cammino e guidandoci verso la pienezza della vita. Lasciamoci avvolgere da questa melodia senza tempo, che ci ricorda la bellezza del creato e l'infinita bontà del Creatore. Che possiamo anche noi, come Francesco, vivere in armonia con noi stessi, con gli altri e con l'intero universo.






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