Preghiera Dell'abbandono Don Dolindo Ruotolo

Amico mio,
Entriamo insieme in questo spazio di serenità, in questo silenzio interiore dove possiamo accogliere un dono prezioso: la Preghiera dell'Abbandono di Don Dolindo Ruotolo. Non è una formula magica, intendiamoci subito. È piuttosto una chiave, una dolce chiave dorata che apre le porte del nostro cuore alla fiducia in Dio, una fiducia cieca, totale, che ci permette di navigare le tempeste della vita con una pace interiore che forse, fino ad ora, abbiamo solo sognato.
Immagino che tu, come me, ti sia trovato spesso a lottare, a stringere i pugni contro le difficoltà, a cercare disperatamente una via d'uscita. E quante volte, in questi momenti, ti sei sentito solo, abbandonato, dimenticato da Dio? La Preghiera dell'Abbandono non nega queste sensazioni, non le minimizza. Le accoglie, le comprende, ma le trascende, offrendo un'alternativa: abbandonarsi completamente alla volontà divina.
Non è facile, lo so. Il nostro ego, il nostro bisogno di controllo, la nostra paura dell'ignoto si ribellano. Ci sussurrano che se lasciamo andare le redini, se cediamo il controllo, saremo perduti. Ma Don Dolindo, con la sua vita e con le sue parole, ci assicura che è proprio il contrario. È nell'abbandono che troviamo la vera libertà, la vera forza, la vera pace.
Come recitiamo questa preghiera? Non ci sono regole rigide. Possiamo recitarla a voce alta, sussurrarla, meditarla, scriverla. Possiamo recitarla al mattino, per iniziare la giornata con la giusta prospettiva, o alla sera, per affidare a Dio le preoccupazioni e le angosce. Possiamo recitarla in chiesa, nel silenzio della nostra casa, o addirittura mentre camminiamo, immersi nella natura. L'importante è recitarla con il cuore, con sincerità, con umiltà.
Lascia che ti accompagni attraverso le sue parole, svelandoti la profondità di ogni frase. Immagina Don Dolindo che te le sussurra all'orecchio, con la sua voce pacata e rassicurante:
“Gesù, mi abbandono a Te, pensaci Tu!”
Quante volte l'abbiamo letta o sentita, questa frase? Ma quante volte l'abbiamo veramente compresa, interiorizzata? "Mi abbandono a Te..." Non significa rassegnarsi, non significa arrendersi, non significa essere passivi. Significa, invece, riconoscere la nostra impotenza di fronte a certe situazioni, la nostra incapacità di risolvere certi problemi. Significa ammettere che non siamo noi i padroni del nostro destino, ma che c'è una Forza superiore che ci ama e che vuole solo il nostro bene. E a questa Forza ci affidiamo.
"Pensaci Tu..." Non è una delega, non è uno scaricabarile. Non significa dire a Dio: "Ecco i miei problemi, arrangiati!". Significa, invece, riconoscere la Sua infinita saggezza, la Sua infinita potenza, la Sua infinita misericordia. Significa chiedere a Lui di illuminare la nostra mente, di guidare i nostri passi, di trasformare le nostre difficoltà in opportunità.
“Gesù, confido in Te, su tutto confido in Te!”
La fiducia, ecco la parola chiave. Una fiducia incrollabile, una fiducia che non vacilla di fronte alle prove, una fiducia che resiste alle tentazioni del dubbio e della disperazione. "Su tutto confido in Te..." Anche quando tutto sembra andare storto, anche quando ci sentiamo persi e confusi, anche quando non riusciamo a capire il perché di certe sofferenze, continuiamo a confidare in Lui. Perché sappiamo, nel profondo del nostro cuore, che Lui ci ama e che non ci abbandonerà mai.
Questa fiducia non è cieca, non è ingenua. È una fiducia che nasce dalla conoscenza, dalla consapevolezza della Sua presenza costante nella nostra vita. È una fiducia che si alimenta con la preghiera, con la meditazione, con la lettura della Sacra Scrittura.
“Gesù, io mi abbandono a Te, non ti preoccupare!”
Qui troviamo un ribaltamento di prospettiva. Siamo noi, creature limitate e imperfette, che diciamo a Dio, Creatore dell'universo, di non preoccuparsi! Sembra assurdo, ma è proprio questo il senso dell'abbandono. Significa liberare Dio dalle nostre ansie, dai nostri timori, dalle nostre preoccupazioni. Significa lasciarlo agire liberamente, senza interferire con i nostri piani e le nostre aspettative.
"Non ti preoccupare..." Significa avere la certezza che Lui sa cosa è meglio per noi, anche se noi non lo capiamo. Significa avere la fede che Lui trasformerà ogni male in bene, anche se noi non vediamo come.
“Gesù, io mi abbandono a Te, perché Tu sei il Padre mio!”
Questo è il cuore della preghiera, l'essenza dell'abbandono. Riconoscere Dio come nostro Padre, un Padre che ci ama infinitamente e che vuole solo la nostra felicità. Un Padre che ci protegge, ci guida, ci consola. Un Padre a cui possiamo affidare tutto, senza riserve, senza paure.
Riconoscere Dio come Padre significa sentirci amati, accolti, compresi. Significa non sentirci più soli, ma parte di una famiglia, la famiglia di Dio.
Vivere l'Abbandono nella Vita Quotidiana
Come possiamo tradurre questa preghiera in azioni concrete, nella nostra vita di tutti i giorni? Come possiamo vivere l'abbandono non solo a parole, ma anche nei fatti?
Innanzitutto, accogliendo con serenità le difficoltà. Non significa negarle, non significa minimizzarle, ma significa affrontarle con la consapevolezza che non siamo soli, che Dio è con noi e che ci darà la forza di superarle.
Poi, fidandoci del prossimo. Non significa essere ingenui, non significa fidarsi di chiunque, ma significa dare una possibilità agli altri, credere nella loro buona fede, offrire il nostro aiuto quando necessario.
Infine, aprendo il nostro cuore alla compassione. Non significa provare pietà per gli altri, ma significa condividere le loro sofferenze, gioire delle loro gioie, offrirgli il nostro sostegno.
I Frutti dell'Abbandono
Quali sono i frutti dell'abbandono? Innanzitutto, la pace interiore. Una pace profonda, duratura, che non dipende dalle circostanze esterne, ma che nasce dalla certezza della presenza di Dio nella nostra vita.
Poi, la gioia. Una gioia autentica, che non è superficiale, ma che scaturisce dalla consapevolezza di essere amati da Dio e di essere parte di un progetto più grande di noi.
Infine, la speranza. Una speranza incrollabile, che non si spegne di fronte alle difficoltà, ma che si alimenta con la fede e con la fiducia in Dio.
Questa preghiera, amico mio, è un viaggio, un cammino interiore. Un cammino che richiede coraggio, umiltà, perseveranza. Ma è un cammino che porta alla vera libertà, alla vera felicità, alla vera pienezza.
Un Esempio Concreto: Affrontare la Malattia
Immagina di ricevere una diagnosi difficile, una malattia che ti spaventa, che ti fa sentire fragile e impotente. La tentazione è quella di reagire con rabbia, con paura, con disperazione. Ma se ti abbandoni a Dio, se pronunci con il cuore la Preghiera dell'Abbandono, troverai la forza di affrontare la situazione con serenità, con fiducia, con speranza.
Non significa che la malattia scomparirà magicamente, ma significa che avrai la forza di sopportare le sofferenze, di accettare i limiti, di cercare le cure migliori, di vivere ogni giorno con intensità e gratitudine.
Significa anche aprire il tuo cuore alla compassione, offrire il tuo sostegno agli altri malati, trovare un significato più profondo nella tua sofferenza.
Spero che queste parole ti siano state di aiuto, amico mio. Spero che ti abbiano ispirato a intraprendere questo meraviglioso cammino di abbandono a Dio. Ricorda, non sei solo. Io sono qui con te, e Dio è sempre presente nella tua vita, pronto ad accoglierti a braccia aperte.









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