Perche C'è La Guerra Tra Israele E Palestina

Il conflitto israelo-palestinese è una delle dispute territoriali e politiche più longeve e complesse del mondo. Non esiste una singola risposta alla domanda "Perché c'è la guerra tra Israele e Palestina?". Piuttosto, è il risultato di una convergenza di fattori storici, politici, religiosi ed economici che si sono alimentati a vicenda per decenni. Comprendere le sue radici e le sue dinamiche è fondamentale per qualsiasi tentativo di pace.
Le Origini Storiche: Un Territorio Conteso
Il Sionismo e la Nascita dello Stato di Israele
Alla fine del XIX secolo, il movimento sionista emerse in Europa con l'obiettivo di creare uno stato ebraico nella terra di Israele, allora parte dell'Impero Ottomano. La Dichiarazione Balfour del 1917, in cui il governo britannico si dichiarò favorevole alla creazione di un "focolare nazionale" per il popolo ebraico in Palestina, rappresentò un importante passo avanti per il movimento sionista. L'immigrazione ebraica in Palestina aumentò gradualmente, portando a crescenti tensioni con la popolazione araba locale, che vedeva nell'arrivo di immigrati ebrei una minaccia alla propria terra e al proprio futuro.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale e l'Olocausto, il sostegno internazionale alla creazione di uno stato ebraico crebbe significativamente. Nel 1947, l'ONU approvò un piano di partizione che divideva la Palestina in uno stato arabo e uno ebraico. Questo piano fu accettato dalla leadership sionista, ma respinto dai leader arabi.
Nel 1948, con la fine del mandato britannico sulla Palestina, Israele dichiarò la sua indipendenza. Questo evento scatenò la prima guerra arabo-israeliana, che portò alla Naqba ("catastrofe" in arabo) per i palestinesi: centinaia di migliaia di palestinesi furono espulsi o fuggirono dalle loro case, creando un vasto problema di rifugiati che perdura ancora oggi.
Le Guerre Successive e l'Occupazione dei Territori
Dopo la guerra del 1948, Israele occupò una porzione di territorio molto più ampia di quella prevista dal piano di partizione dell'ONU. Seguirono diverse altre guerre, tra cui la guerra dei Sei Giorni del 1967, durante la quale Israele occupò la Cisgiordania, la Striscia di Gaza, Gerusalemme Est e le Alture del Golan. Questi territori, ad eccezione delle Alture del Golan, sono considerati Territori Palestinesi Occupati dalla comunità internazionale.
L'occupazione israeliana ha portato alla creazione di insediamenti ebraici nei Territori Palestinesi Occupati, considerati illegali secondo il diritto internazionale. La costruzione e l'espansione degli insediamenti continuano a essere una delle principali cause di conflitto e ostacolano il processo di pace.
Ragioni Politiche: Controllo e Autodeterminazione
La Questione dei Rifugiati Palestinesi
La questione dei rifugiati palestinesi è un altro elemento centrale del conflitto. Milioni di palestinesi vivono ancora oggi in campi profughi nei paesi vicini, e il loro diritto al ritorno alle loro case e alle loro terre è un punto fondamentale per i palestinesi, ma è fermamente respinto da Israele, che teme che un massiccio ritorno di rifugiati possa compromettere la sua identità di stato ebraico.
La Mancanza di un Accordo di Pace Duraturo
Nel corso degli anni, sono stati compiuti diversi tentativi di raggiungere un accordo di pace tra Israele e Palestina, ma nessuno ha avuto successo. Gli accordi di Oslo degli anni '90 rappresentarono un momento di speranza, portando alla creazione dell'Autorità Palestinese e a un processo di graduale autonomia palestinese in alcune aree della Cisgiordania e della Striscia di Gaza. Tuttavia, il processo di pace si è arenato a causa di divergenze su questioni cruciali come i confini, Gerusalemme, gli insediamenti e i rifugiati.
La mancanza di fiducia tra le due parti, la violenza persistente e l'influenza di elementi estremisti su entrambi i lati hanno contribuito al fallimento dei negoziati.
La Divisione Interna Palestinese
La politica palestinese è divisa tra Fatah, che controlla la Cisgiordania, e Hamas, che controlla la Striscia di Gaza. Hamas è considerato un'organizzazione terroristica da Israele, dagli Stati Uniti e dall'Unione Europea. La divisione interna palestinese indebolisce la leadership palestinese e rende più difficile raggiungere un accordo di pace con Israele.
La Striscia di Gaza è sottoposta a un blocco israeliano da quando Hamas ha preso il controllo nel 2007. Il blocco limita l'accesso di beni e persone, causando gravi difficoltà economiche e umanitarie per la popolazione di Gaza. Israele giustifica il blocco come una misura di sicurezza per impedire l'ingresso di armi nella Striscia.
Fattori Religiosi e Culturali
La religione gioca un ruolo significativo nel conflitto israelo-palestinese. Gerusalemme è una città santa per ebrei, musulmani e cristiani, e il controllo della città è una questione particolarmente delicata. La Spianata delle Moschee (Monte del Tempio per gli ebrei) è un luogo sacro per entrambe le religioni, ed è spesso teatro di scontri.
Le differenze culturali e le narrazioni storiche contrastanti tra israeliani e palestinesi contribuiscono anche al conflitto. Entrambe le parti hanno una forte identità nazionale e un profondo attaccamento alla terra, rendendo difficile trovare un compromesso.
Esempio Recente e Impatto Umanitario
I cicli di violenza tra Israele e Hamas, con lancio di razzi da Gaza e operazioni militari israeliane di risposta, sono una tragica costante del conflitto. L'ultimo conflitto importante, nel maggio 2021, ha causato la morte di centinaia di persone e la distruzione di infrastrutture a Gaza.
L'impatto umanitario del conflitto è devastante. La popolazione di Gaza vive in condizioni precarie, con un accesso limitato all'acqua, all'elettricità e alle cure mediche. In Cisgiordania, la presenza di insediamenti, le restrizioni alla libertà di movimento e la violenza dei coloni israeliani rendono la vita difficile per i palestinesi.
Secondo dati dell'OCHA (Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari), nel 2023, l'escalation della violenza ha portato a un numero significativo di vittime civili e sfollati, sottolineando l'urgente necessità di una soluzione politica duratura.
Conclusioni e Call to Action
Il conflitto israelo-palestinese è un problema complesso con radici profonde e nessuna soluzione facile. Tuttavia, è fondamentale continuare a cercare una soluzione pacifica che garantisca la sicurezza e l'autodeterminazione di entrambe le parti.
La comunità internazionale ha un ruolo importante da svolgere nel promuovere il dialogo, nel sostenere le iniziative di pace e nel fornire assistenza umanitaria alla popolazione palestinese. È necessario condannare la violenza da entrambe le parti, rispettare il diritto internazionale e sostenere una soluzione a due stati che consenta a israeliani e palestinesi di vivere in pace e sicurezza fianco a fianco.
Per concludere, è imperativo rimanere informati e sensibilizzati riguardo alla situazione, sostenere le organizzazioni che lavorano per la pace e la giustizia, e fare pressione sui propri rappresentanti politici affinché si impegnino attivamente nella ricerca di una soluzione equa e duratura.







