La Resurrezione Di Lazzaro Spiegazione

Amici miei, prendiamoci un momento. Inspiriamo profondamente. Sentite questa calma interiore? Perfetto. Oggi, ci immergeremo in uno degli eventi più straordinari, un pilastro della nostra fede, un faro di speranza: La Resurrezione di Lazzaro. Lo faremo insieme, passo dopo passo, affinché la luce di questo miracolo possa risplendere dentro di noi.
Immaginate Betania. Un piccolo villaggio, a breve distanza da Gerusalemme. Lì, vivevano tre anime legate da un amore profondo per Gesù: Marta, Maria e il loro fratello, Lazzaro. Gesù frequentava spesso la loro casa, trovando rifugio e consolazione dalla frenesia del suo ministero. Consideriamo questa amicizia come un terreno fertile, preparato per il miracolo che stava per manifestarsi.
Poi, improvvisamente, la tragedia. Lazzaro si ammala gravemente. Le sorelle, disperate, inviano un messaggero a Gesù. "Signore, colui che tu ami è malato." Ricordate, amici, queste parole. Non sono semplicemente un resoconto di una malattia, ma un'invocazione, un grido di fede nel potere guaritore di Gesù. E Gesù, consapevole del loro dolore, non si precipita immediatamente a Betania. "Questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio, affinché per essa il Figlio di Dio sia glorificato." Meditiamo su queste parole. Gesù sapeva che ciò che stava per accadere avrebbe rivelato la sua vera identità, il suo potere sulla vita e sulla morte.
Aspetta due giorni. Due giorni di agonia per Marta e Maria, due giorni di silenzio apparente. Possiamo immaginarci la loro angoscia, la loro fede messa a dura prova. Ma la pazienza di Gesù non è crudeltà. È preparazione. È la tela che si tende prima che il pittore possa dipingere il suo capolavoro.
Finalmente, Gesù si mette in viaggio per Betania. Lungo la strada, confida ai suoi discepoli: "Lazzaro è morto, e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché crediate." Avvertiamo la sottile tensione tra il dolore umano della perdita e la divina certezza del trionfo. La fede dei discepoli, come la nostra, doveva essere forgiata nel fuoco della prova.
All'arrivo a Betania, Marta corre incontro a Gesù. "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma so che anche ora, qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la darà." Avvertiamo la fede vacillante di Marta, il suo dolore che si mescola alla speranza. C'è una punta di rimprovero, ma anche una profonda fiducia nel potere di Gesù.
Gesù le risponde con una delle affermazioni più potenti di tutto il Vangelo: "Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; e chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi tu questo?". Immaginate il peso di queste parole. Gesù non è semplicemente un guaritore. È la fonte stessa della vita, la porta verso l'eternità. Marta, illuminata da questa rivelazione, risponde: "Sì, Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo."
Maria, nel frattempo, è a casa, in preda al dolore. Quando sente che Gesù è arrivato, corre ad incontrarlo e si getta ai suoi piedi, ripetendo le stesse parole di Marta: "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!" Vediamo qui la profonda comunione tra le due sorelle, il loro dolore condiviso, la loro fede incrollabile in Gesù.
Gesù, vedendo il suo pianto e il pianto di coloro che erano con lei, si commuove profondamente, e si turba. "Dov'è l'avete posto?" chiede. Lo conducono alla tomba, una grotta con una pietra davanti. Osservate la reazione di Gesù. Non è distaccato, non è semplicemente un esecutore di miracoli. Si commuove profondamente di fronte al dolore umano, alla realtà della morte. "Gesù pianse." Quelle due parole semplici racchiudono un oceano di compassione, di comprensione.
La Pietra Rotolata e la Parola Creatrice
"Togliete la pietra!" ordina Gesù. Marta, ancora legata alla logica umana, obietta: "Signore, ormai puzza, perché è morto da quattro giorni!" Comprendiamo la sua esitazione. La morte è definitiva, irreversibile. Ma Gesù le ricorda: "Non ti ho detto che se credi, vedrai la gloria di Dio?".
Riflettiamo su questo. Quante volte, di fronte alle difficoltà, ci arrendiamo al pessimismo, alla disperazione? Quante volte dubitiamo del potere di Dio di trasformare le situazioni più disperate?
Tolsero dunque la pietra. E Gesù, alzati gli occhi al cielo, disse: "Padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato. Io sapevo che sempre mi ascolti, ma l'ho detto per la folla che mi sta attorno, affinché credano che tu mi hai mandato." Notiamo la profonda umiltà di Gesù, la sua costante comunione con il Padre. Il miracolo che sta per compiersi non è un'esibizione di potere personale, ma una manifestazione della gloria di Dio.
E poi, con voce potente, con autorità divina, Gesù grida: "Lazzaro, vieni fuori!"
Il Miracolo Si Manifesta
E Lazzaro esce! Avvolto nelle bende, con il volto coperto da un sudario. Immaginate lo stupore, l'incredulità, la gioia incontenibile dei presenti. La morte è stata sconfitta. La vita ha trionfato. "Scioglietelo e lasciatelo andare!" comanda Gesù.
Contempliamo questo momento. Lazzaro non è semplicemente riportato in vita. È liberato. Liberato dalle bende della morte, liberato dalla prigione della tomba, liberato dal potere del peccato.
Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di quanto Gesù aveva fatto, credettero in lui. Ma altri andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto. Consideriamo le diverse reazioni al miracolo. Alcuni vedono la gloria di Dio e credono. Altri, accecati dalla paura e dall'invidia, rifiutano di accettare la verità. La scelta è sempre nostra.
Amici, la Resurrezione di Lazzaro non è solo un racconto del passato. È un messaggio di speranza per il presente. È la promessa che, anche nei momenti più bui della nostra vita, quando ci sentiamo intrappolati nella tomba della disperazione, della malattia, del peccato, Gesù può chiamarci fuori. Può liberarci. Può darci una nuova vita.
Ricordiamoci, come ci insegna questo racconto, che la fede è la chiave. La fede che ci permette di vedere oltre le apparenze, di credere nell'impossibile, di confidare nel potere di Dio.
Lasciamo che la luce della Resurrezione di Lazzaro illumini il nostro cammino, rafforzi la nostra fede e ci doni la speranza di una vita eterna in comunione con Dio. E, come Lazzaro, liberati dalle nostre bende, camminiamo con gioia e gratitudine verso la vita vera.







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