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La Fine Del Mondo De Martino


La Fine Del Mondo De Martino

Immagina un mondo in cui le certezze crollano, le tradizioni si sgretolano e l'individuo si sente sopraffatto dall'angoscia. Questo è il mondo che Ernesto de Martino ha cercato di comprendere e descrivere, non come una mera catastrofe fisica, ma come una profonda crisi culturale e esistenziale. Questo articolo si propone di esplorare il concetto di "Fine del Mondo" secondo De Martino, rivolgendosi a studenti di scienze sociali, appassionati di antropologia e a chiunque sia interessato a comprendere le radici della nostra ansia contemporanea di fronte all'incertezza. Cercheremo di rendere i complessi concetti di de Martino accessibili e rilevanti per la nostra esperienza attuale.

Il Trauma della Decolonizzazione e la Perdita di Senso

De Martino, antropologo e storico delle religioni italiano, si è concentrato principalmente sul Mezzogiorno d'Italia, una regione che ha subito profondi cambiamenti sociali ed economici nel corso del XX secolo. Ma la sua analisi va ben oltre i confini geografici, offrendo spunti cruciali per comprendere le dinamiche di disorientamento e crisi esistenziale che si verificano in contesti di rapida trasformazione culturale.

Uno dei punti cardine del pensiero de Martiniano è il legame tra la "fine del mondo" e i processi di decolonizzazione, intesa non solo in senso politico, ma anche culturale. La fine di un ordine sociale consolidato, l'irruzione di nuove forze economiche e politiche, l'impatto della modernizzazione occidentale sui sistemi di credenze tradizionali, tutto questo può generare un senso di smarrimento radicale, una perdita di riferimenti e di significati che strutturano l'esperienza del mondo.

Il Concetto di "Crisi della Presenza"

De Martino introduce il concetto di "crisi della presenza" per descrivere questa condizione. La presenza, per De Martino, non è un dato naturale, ma una conquista culturale, un processo di continua costruzione e riaffermazione della propria identità e del proprio ruolo nel mondo. Quando le strutture che sostengono questa presenza vengono meno, l'individuo si sente svuotato, incapace di agire e pervaso dall'angoscia. È come se il palcoscenico su cui si recitava la propria vita fosse crollato, lasciando l'attore nudo e disorientato.

Questa crisi si manifesta attraverso diversi sintomi, tra cui:

  • Apatia e indifferenza: Una perdita di interesse per il mondo circostante, un senso di estraneità e disconnessione.
  • Ansia e angoscia: Un senso vago e opprimente di pericolo imminente, senza una causa specifica.
  • Comportamenti regressivi: Un ritorno a forme di pensiero e di comportamento infantili o irrazionali.
  • Manifestazioni magico-religiose: Una ricerca disperata di significato e di protezione in pratiche rituali e credenze irrazionali.

Il Tarantismo come Caso di Studio

De Martino ha studiato a fondo il fenomeno del tarantismo, una forma di isteria collettiva che si manifestava nel Sud Italia, in particolare in Puglia. Le persone affette da tarantismo, prevalentemente donne contadine, credevano di essere state morse da una tarantola e manifestavano una serie di sintomi fisici e psicologici, che potevano includere convulsioni, dolori, allucinazioni e comportamenti bizzarri.

De Martino non interpreta il tarantismo come una semplice malattia mentale, ma come una risposta culturale a una situazione di profonda precarietà sociale ed economica. La "morsicatura" della tarantola diventa una metafora della vulnerabilità e dell'esposizione alla sofferenza e alla morte. La crisi economica, la mancanza di prospettive, le rigide norme sociali e le credenze superstiziose creavano un terreno fertile per la manifestazione di questa forma di disagio.

I rituali terapeutici del tarantismo, con la musica, la danza e l'intervento di figure specializzate, rappresentavano un tentativo di esorcizzare l'angoscia e di ristabilire un senso di ordine e di controllo sulla propria esistenza. Questi rituali, pur radicati in credenze magiche, offrivano uno spazio di espressione e di socializzazione, permettendo alle persone di condividere la propria sofferenza e di trovare un sostegno comunitario.

L'Eredità di De Martino e la Nostra "Fine del Mondo" Contemporanea

Anche se le condizioni sociali ed economiche del Mezzogiorno d'Italia sono cambiate significativamente rispetto all'epoca di De Martino, le sue riflessioni rimangono estremamente attuali. Viviamo in un'epoca caratterizzata da cambiamenti rapidi e imprevedibili, da crisi economiche e ambientali, da conflitti sociali e politici, e da una crescente sensazione di incertezza riguardo al futuro. Molti di noi si sentono sopraffatti dalla complessità del mondo, disorientati dalla perdita di valori tradizionali e angosciati dalla precarietà del lavoro e delle relazioni.

Possiamo individuare diversi elementi che contribuiscono alla nostra "fine del mondo" contemporanea:

  • La globalizzazione: L'interconnessione crescente tra i paesi e le culture, pur portando con sé opportunità di sviluppo e di scambio, può anche generare un senso di omologazione e di perdita di identità culturale.
  • La crisi ambientale: La consapevolezza dei danni causati dall'inquinamento, dal cambiamento climatico e dalla distruzione degli ecosistemi suscita un senso di colpa e di impotenza.
  • La rivoluzione tecnologica: L'avvento di internet e dei social media, pur offrendo nuove forme di comunicazione e di informazione, può anche generare dipendenza, isolamento e diffusione di notizie false.
  • La precarietà del lavoro: La flessibilità del mercato del lavoro, la diffusione di contratti a tempo determinato e la crescente disoccupazione giovanile creano un senso di insicurezza e di mancanza di prospettive.

Di fronte a questa "fine del mondo" contemporanea, l'eredità di De Martino ci invita a:

  • Riconoscere la crisi: Ammettere la nostra vulnerabilità e la nostra angoscia, senza negare o minimizzare il nostro disagio.
  • Comprendere le cause: Analizzare le dinamiche sociali, economiche e culturali che contribuiscono alla nostra crisi esistenziale.
  • Costruire nuove forme di presenza: Creare nuovi significati, nuovi valori e nuove forme di appartenenza che ci permettano di affrontare l'incertezza e di dare un senso alla nostra vita.
  • Promuovere la solidarietà: Creare reti di sostegno e di collaborazione, per affrontare insieme le sfide del presente e costruire un futuro più sostenibile e più giusto.

De Martino ci insegna che la "fine del mondo" non è un evento catastrofico che si abbatte su di noi dall'esterno, ma un processo culturale e psicologico che possiamo influenzare e trasformare. Affrontando la nostra angoscia, comprendendo le cause del nostro disorientamento e costruendo nuove forme di presenza, possiamo non solo sopravvivere alla "fine del mondo", ma anche creare un mondo nuovo, più umano e più significativo.

In definitiva, la lettura di De Martino ci fornisce gli strumenti per affrontare le sfide del nostro tempo, trasformando la paura e l'incertezza in opportunità di crescita e di cambiamento. Ci incoraggia a guardare dentro noi stessi e intorno a noi con occhi nuovi, a riscoprire il valore della solidarietà e della comunità, e a costruire un futuro in cui la presenza umana possa essere affermata con forza e dignità.

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