Inizio Delle Ostilità Tra Ciro E Artaserse
L'inizio delle ostilità tra Ciro il Giovane e Artaserse II, re di Persia, rappresenta un episodio cruciale nella storia dell'Impero Achemenide. Questa contesa fratricida, culminata nella battaglia di Cunaxa nel 401 a.C., non solo scosse le fondamenta del regno persiano, ma influenzò profondamente le relazioni tra la Persia e le città-stato greche, aprendo la strada a future ingerenze elleniche negli affari persiani. Comprendere le cause, gli eventi e le conseguenze di questo conflitto è fondamentale per analizzare la fragilità interna dell'impero e l'ascendente potere greco nel panorama politico dell'epoca.
Contesto Politico e Personale
Per comprendere appieno l'inizio delle ostilità, è necessario analizzare il contesto politico e personale che le ha generate. Dario II, padre di Ciro e Artaserse, aveva nominato Ciro satrapo della Lidia, della Frigia Maggiore e della Cappadocia, conferendogli un potere significativo in Asia Minore. Artaserse, invece, era l'erede designato al trono. Questa disparità di ruoli, unita a presunte preferenze di Dario per Ciro, alimentò una crescente rivalità tra i due fratelli.
La personalità di Ciro, ambiziosa e carismatica, giocò un ruolo chiave. Circondato da consiglieri leali e abili comandanti militari, sia persiani che greci, Ciro si dimostrò un governatore capace e intraprendente. Sfruttò la sua posizione per rafforzare il suo esercito, reclutando mercenari greci e stringendo alleanze con potentati locali, preparando il terreno per la sua ambizione: usurpare il trono al fratello Artaserse.
La nomina di Artaserse come successore al trono, nonostante le presunte preferenze di Dario per Ciro, creò risentimento in quest'ultimo. La legittimità dinastica, unita al supporto dell'aristocrazia persiana, favorì Artaserse. Tuttavia, la reputazione di Ciro come leader energico e la sua capacità di attrarre soldati e alleati rappresentavano una seria minaccia al regno di Artaserse.
Le Motivazioni di Ciro
Le motivazioni che spinsero Ciro a ribellarsi al fratello erano complesse e stratificate. L'ambizione personale di diventare re di Persia fu indubbiamente un fattore determinante. Ciro si vedeva come un leader più capace e adatto a governare l'impero rispetto ad Artaserse, che considerava meno energico e risoluto. Inoltre, Ciro potrebbe aver creduto di avere un diritto maggiore al trono, basandosi sulle presunte preferenze del padre. La sete di potere e la convinzione della propria superiorità giocarono un ruolo cruciale.
Oltre all'ambizione personale, Ciro potrebbe aver avuto motivazioni politiche. L'Impero Achemenide, sotto il regno di Dario II, stava affrontando sfide interne ed esterne. Ciro potrebbe aver creduto che un cambio di leadership fosse necessario per rafforzare l'impero e affrontare le minacce in modo più efficace. La stabilità dell'impero potrebbe essere stata un fattore, almeno parzialmente, nella sua decisione di ribellarsi.
Un altro elemento da considerare è l'influenza dei consiglieri di Ciro. Molti dei suoi alleati e comandanti militari lo incoraggiarono a perseguire il trono, promettendogli il loro sostegno e offrendo le loro competenze militari. L'influenza esterna giocò un ruolo non trascurabile nel rafforzare la sua determinazione e nel fornirgli le risorse necessarie per intraprendere la spedizione contro Artaserse.
La Preparazione alla Rivolta
La preparazione alla rivolta di Ciro fu un processo lungo e meticoloso. Ciro utilizzò la sua posizione di satrapo per accumulare risorse finanziarie, reclutare truppe e stringere alleanze. Si assicurò il sostegno di diverse città-stato greche, promettendo loro ricompense in cambio del loro aiuto militare. La sua capacità di mobilitare risorse e di creare una coalizione di alleati fu fondamentale per il successo iniziale della sua impresa.
Il reclutamento di mercenari greci fu un aspetto cruciale della preparazione di Ciro. I soldati greci, in particolare gli opliti, erano rinomati per la loro disciplina, abilità di combattimento e lealtà. Ciro attrasse migliaia di mercenari greci, offrendo loro stipendi elevati e la promessa di bottino. La presenza di truppe greche nel suo esercito gli conferì un vantaggio significativo rispetto alle forze persiane di Artaserse, meno addestrate e disciplinate.
Ciro mantenne segreti i suoi piani per quanto possibile, almeno inizialmente. Utilizzò pretesti plausibili per giustificare i suoi movimenti di truppe e l'accumulo di risorse, evitando di destare sospetti in Artaserse. La segretezza fu essenziale per evitare che Artaserse potesse prepararsi adeguatamente alla minaccia. Solo quando fu pronto ad agire, Ciro rivelò apertamente le sue intenzioni.
Le Forze in Campo
Le forze in campo nella battaglia di Cunaxa riflettevano le diverse componenti dell'esercito persiano e l'importanza dei mercenari greci. L'esercito di Ciro era composto da circa 10.000 opliti greci, guidati da generali esperti come Senofonte, oltre a un contingente di truppe persiane e altre truppe provenienti dalle satrapie sotto il suo controllo. La qualità delle truppe era un fattore cruciale, con gli opliti greci che rappresentavano l'élite dell'esercito di Ciro.
L'esercito di Artaserse, invece, era numericamente superiore, ma meno addestrato e disciplinato. Composto principalmente da truppe persiane e da contingenti provenienti da diverse regioni dell'impero, l'esercito di Artaserse soffriva di una mancanza di coesione e di leadership efficace. La superiorità numerica non compensava la mancanza di qualità e di addestramento.
La logistica e il supporto erano cruciali per entrambe le forze. Ciro dovette assicurarsi che le sue truppe avessero rifornimenti adeguati di cibo, acqua e armi durante la lunga marcia verso l'interno della Persia. Artaserse, invece, poteva contare sulle risorse dell'impero per rifornire il suo esercito. La logistica fu un fattore determinante nel successo e nel fallimento di entrambe le parti.
La Battaglia di Cunaxa e le Sue Conseguenze
La battaglia di Cunaxa, combattuta nel 401 a.C., fu lo scontro decisivo tra Ciro e Artaserse. Nonostante la superiorità numerica dell'esercito di Artaserse, le truppe greche di Ciro ottennero una vittoria significativa sul campo di battaglia. Tuttavia, la morte di Ciro durante lo scontro cambiò drasticamente le sorti della battaglia e dell'intera spedizione. La morte di Ciro fu un punto di svolta cruciale.
Dopo la morte di Ciro, i mercenari greci si trovarono isolati e circondati in territorio ostile. Dovettero affrontare numerose sfide, tra cui la mancanza di cibo, acqua e rifornimenti, oltre alle continue minacce da parte delle forze persiane. La ritirata dei Diecimila, come divenne nota, è una delle storie più celebri della storia militare antica. L'Anabasi di Senofonte ne racconta in dettaglio le difficoltà e le imprese.
Le conseguenze della battaglia di Cunaxa furono profonde. La morte di Ciro segnò la fine della sua ambizione di usurpare il trono persiano. Artaserse II rimase re, ma il conflitto aveva indebolito l'impero e rivelato la vulnerabilità interna. Le città-stato greche, d'altra parte, avevano dimostrato la loro capacità di infliggere danni significativi all'esercito persiano. Il conflitto aprì la strada a future ingerenze greche negli affari persiani, culminando nelle conquiste di Alessandro Magno nel IV secolo a.C.
In conclusione, l'inizio delle ostilità tra Ciro e Artaserse fu un evento complesso, radicato in ambizioni personali, rivalità politiche e sfide imperiali. La battaglia di Cunaxa, sebbene una vittoria tattica per i mercenari greci, portò alla morte di Ciro e alla continuazione del regno di Artaserse II. Questo conflitto ebbe un impatto duraturo sull'Impero Persiano, indebolendolo internamente ed esponendolo a future influenze greche. Studiando questo evento, possiamo comprendere meglio le dinamiche del potere, l'importanza della leadership e le conseguenze delle ambizioni sfrenate nel contesto storico dell'antica Persia.
