Gabriele D Annunzio Prima Guerra Mondiale

Il vento soffiava forte sull'Adriatico, e il rombo dei motori degli idrovolanti squarciava il silenzio. Un uomo, con lo sguardo fisso sull'orizzonte, si preparava a compiere un'altra delle sue audaci imprese. Quell'uomo era Gabriele D'Annunzio, poeta, scrittore, drammaturgo e, durante la Prima Guerra Mondiale, un acceso interventista e un eroe controverso. La sua figura, già emblematica del decadentismo italiano, si colorò di nuove sfumature, tra il patriottismo esasperato e un'esibizione narcisistica del coraggio.
Questo articolo esplora il ruolo cruciale e ambivalente di D'Annunzio durante il Primo Conflitto Mondiale, analizzando le sue azioni, le sue motivazioni e l'impatto che ebbe sull'opinione pubblica italiana. Ci rivolgiamo a studenti di storia, appassionati di letteratura italiana e a chiunque desideri comprendere le complessità del rapporto tra arte, politica e guerra in un momento cruciale della nostra storia.
D'Annunzio prima della Guerra: un Intellettuale in cerca di Azione
Prima dello scoppio della Grande Guerra, D'Annunzio era già una figura di spicco nel panorama culturale italiano. I suoi romanzi, le sue poesie e le sue opere teatrali avevano conquistato un vasto pubblico, celebrando l'estetismo, il vitalismo e l'individualismo eroico. La sua vita privata, fatta di amori passionali e gesti eclatanti, contribuiva ad alimentare il mito del "vate", un intellettuale capace di incarnare i valori della bellezza e della forza.
Tuttavia, l'Italia di inizio Novecento era un paese in fermento, attraversato da tensioni sociali e politiche. Il dibattito tra interventisti e neutralisti infiammava l'opinione pubblica. D'Annunzio, animato da un forte spirito nazionalista e da un desiderio di riscatto per l'Italia, si schierò apertamente a favore dell'intervento in guerra.
L'Interventismo di D'Annunzio: un'Oratoria Incalzante
D'Annunzio non si limitò a esprimere le sue opinioni sui giornali e nelle riviste. Si gettò a capofitto nella campagna interventista, infiammando le piazze con i suoi discorsi appassionati e retoricamente efficaci. I suoi comizi erano veri e propri eventi, capaci di mobilitare folle di persone e di influenzare il dibattito politico. Egli usava:
- Parole evocative e immagini suggestive per esaltare la grandezza dell'Italia e denunciare la "viltà" dei neutralisti.
- Citazioni classiche e riferimenti alla storia romana per alimentare il senso di identità nazionale e il desiderio di gloria.
- Un linguaggio diretto e accessibile, pur rimanendo elevato, per raggiungere anche il pubblico meno istruito.
Il suo carisma, unito alla potenza delle sue parole, lo resero uno dei protagonisti del "Maggio Radioso" del 1915, il periodo in cui l'Italia, infine, decise di entrare in guerra a fianco dell'Intesa.
D'Annunzio in Guerra: tra Eroismo e Autocompiacimento
Una volta entrata in guerra, D'Annunzio non si accontentò di fare propaganda. Volle partecipare attivamente al conflitto, dimostrando il suo coraggio e il suo valore come combattente. Si arruolò come volontario e partecipò a numerose azioni militari, sia di terra che di mare, spesso assumendo ruoli di comando. Alcune delle sue imprese più celebri includono:
- Il volo su Vienna (9 agosto 1918): un'azione propagandistica audace, in cui D'Annunzio sorvolò la capitale austriaca lanciando volantini tricolore per incitare alla ribellione.
- La beffa di Buccari (10-11 febbraio 1918): un'incursione navale nel porto di Buccari, in cui motosiluranti italiane affondarono navi nemiche.
- La sua partecipazione a numerose azioni di fanteria sul fronte del Carso.
Queste azioni, spesso amplificate dalla stampa, contribuirono ad accrescere la sua fama di eroe e a consolidare il suo mito. Tuttavia, è importante notare che D'Annunzio era anche un personaggio controverso. Alcuni lo accusavano di essere un egocentrico e un esibizionista, più interessato alla propria gloria personale che al bene del paese. Altri criticavano il suo stile di vita sfarzoso e la sua propensione al rischio, che mettevano a repentaglio la vita dei suoi uomini. Fu ferito in combattimento, perdendo un occhio.
La "Vittoria Mutilata" e l'Impresa di Fiume
La fine della Prima Guerra Mondiale non placò l'ardore di D'Annunzio. Anzi, alimentò la sua insoddisfazione. Egli considerava la "vittoria mutilata", ovvero la mancata annessione di Fiume e della Dalmazia all'Italia, un tradimento degli ideali risorgimentali e un'umiliazione per il paese.
Nel settembre del 1919, alla testa di un gruppo di volontari, occupò la città di Fiume, proclamandone l'annessione all'Italia. Iniziò così l'"Impresa di Fiume", un'esperienza politica e sociale unica nel suo genere. A Fiume, D'Annunzio instaurò un regime autoritario, basato su un mix di nazionalismo, socialismo e futurismo. La città divenne un laboratorio di sperimentazione politica, attirando avventurieri, idealisti e sognatori da tutta Europa.
L'esperienza di Fiume, sebbene di breve durata, ebbe un impatto significativo sulla storia italiana. Rappresentò una sorta di anticipazione del fascismo, sia per il suo stile autoritario che per la sua retorica nazionalista e rivoluzionaria. Nel dicembre del 1920, il governo italiano, guidato da Giovanni Giolitti, pose fine all'Impresa di Fiume con la forza, costringendo D'Annunzio a lasciare la città.
L'Eredità di D'Annunzio: un Mito Ambivalente
La figura di Gabriele D'Annunzio durante la Prima Guerra Mondiale è complessa e contraddittoria. Fu un patriota sincero, animato da un profondo amore per l'Italia, ma anche un narcisista esibizionista, ossessionato dalla propria gloria personale. Fu un eroe coraggioso, capace di gesti audaci e spettacolari, ma anche un comandante imprudente, che metteva a repentaglio la vita dei suoi uomini.
La sua influenza sulla storia italiana è innegabile. Il suo interventismo contribuì a spingere il paese in guerra, mentre la sua "Impresa di Fiume" anticipò alcuni aspetti del fascismo. Il suo mito, fatto di eroismo, bellezza e trasgressione, continua ad affascinare e a dividere l'opinione pubblica.
Riflessioni Finali
Studiare la figura di D'Annunzio durante la Prima Guerra Mondiale ci permette di riflettere su alcuni temi cruciali:
- Il rapporto tra arte e politica: come gli intellettuali possono influenzare il corso della storia con le loro idee e le loro azioni.
- Il nazionalismo: come un sentimento di amore per la patria può degenerare in fanatismo e aggressività.
- Il mito dell'eroe: come la società costruisce e celebra le figure eroiche, spesso idealizzandole e semplificandole.
Comprendere la complessità di D'Annunzio significa comprendere meglio la complessità della storia italiana, con le sue grandezze e le sue miserie, le sue ambizioni e le sue contraddizioni. La sua storia, così intrisa di passione e di dramma, ci invita a interrogarci sul nostro rapporto con la storia, con la politica e con la nostra identità nazionale.






