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Colui Che Fece Per Viltade Il Gran Rifiuto


Colui Che Fece Per Viltade Il Gran Rifiuto

L'espressione "Colui che fece per viltade il gran rifiuto", tratta dall'Inferno di Dante Alighieri (III, 60), è una delle più enigmatiche e dibattute della Divina Commedia. Si riferisce ad un'anima che Dante incontra nell'Antinferno, il luogo riservato agli ignavi, coloro che in vita non presero mai una posizione netta, né a favore del bene né del male. Questa figura, pur non essendo esplicitamente nominata, ha suscitato secoli di speculazioni e interpretazioni.

Chi è "Colui che fece per viltade il gran rifiuto"?

L'identità del personaggio rimane tuttora incerta. Diverse ipotesi sono state avanzate nel corso del tempo, ognuna con i propri punti di forza e di debolezza. Comprendere il significato del "gran rifiuto" e della "viltade" è fondamentale per svelare il mistero.

Le principali ipotesi

Diverse figure storiche sono state candidate al ruolo di "colui che fece il gran rifiuto". Analizziamo le più accreditate:

  • Ponzio Pilato: Questa è una delle interpretazioni più diffuse. Pilato, il governatore romano della Giudea, è noto per aver esitato a condannare Gesù, cedendo infine alle pressioni della folla. Il suo "rifiuto" sarebbe quello di non aver difeso la giustizia e la verità, preferendo evitare problemi politici. La sua "viltade" consisterebbe nella mancanza di coraggio di opporsi al potere.
  • Esaù: Fratello gemello di Giacobbe nella Bibbia, Esaù vendette il suo diritto di primogenitura per un piatto di lenticchie. Il suo "rifiuto" sarebbe quello di aver rinunciato a un bene spirituale e duraturo per un piacere effimero. La sua "viltade" risiederebbe nella mancanza di lungimiranza e nella debolezza di fronte alle tentazioni.
  • Papa Celestino V: Pietro da Morrone, eletto papa nel 1294 con il nome di Celestino V, abdicò pochi mesi dopo, sentendosi inadeguato al ruolo e desiderando tornare alla sua vita eremitica. Questo gesto, per quanto mosso da sincera umiltà, fu interpretato da Dante come un atto di viltà, un rifiuto delle responsabilità che gli erano state affidate. Dante, schierato politicamente contro Bonifacio VIII (il successore di Celestino V), vedeva nell'abdicazione di Celestino un atto che aveva spianato la strada all'elezione di Bonifacio, un papa che Dante considerava corrotto e simoniaco.
  • Altre ipotesi: Alcuni studiosi hanno suggerito altre figure, come Giuliano l'Apostata o personaggi meno noti della storia fiorentina contemporanea a Dante. Tuttavia, queste ipotesi sono meno supportate e meno diffuse.

Analisi del "gran rifiuto"

Indipendentemente dall'identità del personaggio, è cruciale comprendere la natura del "gran rifiuto". Non si tratta semplicemente di un errore o di una decisione sbagliata. Si tratta di un rifiuto radicale, un atto che segna un'intera esistenza. È il rifiuto di assumersi la responsabilità del proprio destino, di prendere una posizione, di impegnarsi attivamente nel mondo.

La "viltade" che motiva questo rifiuto non è solo paura fisica o mancanza di coraggio. È anche paura della responsabilità, paura di sbagliare, paura del giudizio altrui. È la tendenza a rifugiarsi nell'indifferenza e nell'anonimato, piuttosto che affrontare le sfide della vita.

L'Antinferno: il luogo degli ignavi

L'Antinferno, dove Dante colloca "colui che fece il gran rifiuto" e gli altri ignavi, è un luogo squallido e desolato. Le anime degli ignavi sono condannate a inseguire incessantemente una bandiera senza significato, pungolate da vespe e mosconi, mentre vermi si nutrono delle loro lacrime e del loro sangue. Questa pena simboleggia la vacuità e l'inutilità di una vita trascorsa nell'indifferenza. Dante mostra un profondo disprezzo per gli ignavi, definendoli "coloro che visser sanza 'nfamia e sanza lodo" (III, 36), ovvero coloro che non si sono distinti né in bene né in male.

La collocazione di questi individui all'esterno dell'Inferno vero e proprio suggerisce che la loro colpa, pur grave, è di natura diversa da quella dei peccatori più efferati. Non hanno commesso atti malvagi specifici, ma hanno peccato per omissione, per mancanza di azione e di impegno.

Il significato per l'uomo moderno

L'episodio di "colui che fece il gran rifiuto" non è solo un'interessante curiosità letteraria. Offre importanti spunti di riflessione sull'esistenza umana e sulla responsabilità individuale. In un'epoca caratterizzata da incertezza, complessità e disorientamento, la tentazione di rifugiarsi nell'indifferenza e nell'inazione è forte.

Esempi contemporanei

Possiamo trovare esempi di "gran rifiuto" anche nel mondo contemporaneo:

  • La diserzione civica: L'astensione dal voto, la mancanza di partecipazione alla vita politica e sociale, possono essere interpretate come forme di "gran rifiuto". Rinunciare al proprio ruolo di cittadino attivo significa abdicare alla responsabilità di contribuire al bene comune.
  • L'opportunismo: La tendenza a perseguire il proprio interesse personale a scapito degli altri, la mancanza di etica e di scrupoli nel mondo degli affari e della politica, rappresentano un'altra forma di "viltade". Scegliere la via più facile, anche se moralmente discutibile, significa rinunciare ai propri valori e alla propria integrità.
  • L'indifferenza di fronte all'ingiustizia: Rimanere in silenzio di fronte alle violazioni dei diritti umani, alle discriminazioni e alle disuguaglianze, è un atto di "gran rifiuto". Non prendere posizione significa rendersi complici del male.

Dati e statistiche

Secondo dati recenti, l'astensionismo elettorale è in aumento in molti paesi occidentali. In Italia, ad esempio, alle ultime elezioni politiche del 2022, l'affluenza alle urne è stata la più bassa della storia repubblicana. Questo dato, pur non essendo di per sé una prova di "viltade", indica una crescente disaffezione verso la politica e un allontanamento dalla partecipazione civica. Allo stesso modo, studi condotti su temi come la responsabilità sociale d'impresa evidenziano come molte aziende, pur dichiarando di impegnarsi per la sostenibilità e l'etica, spesso perseguano obiettivi di profitto a breve termine a discapito del benessere collettivo.

Conclusione: un invito all'azione

L'episodio di "colui che fece per viltade il gran rifiuto" ci invita a riflettere sulla nostra responsabilità individuale e sul nostro ruolo nel mondo. Non possiamo permetterci di rimanere indifferenti di fronte alle sfide che ci attendono. Dobbiamo avere il coraggio di prendere posizione, di impegnarci attivamente nella vita politica e sociale, di difendere i nostri valori e di lottare per un mondo più giusto e sostenibile.

Non cadiamo nella trappola della viltà e dell'indifferenza. Scegliamo di essere protagonisti del nostro destino e di contribuire attivamente al futuro del nostro mondo. Ricordiamoci che l'inazione è essa stessa un'azione, e spesso la più dannosa.

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