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Celebrazione Della Passione Del Signore


Celebrazione Della Passione Del Signore

Miei cari amici,

Avviciniamoci insieme, con cuore aperto e mente serena, alla Celebrazione della Passione del Signore. Immaginate, se volete, di essere avvolti da un mantello di silenzio, un silenzio denso, pregno di significato, un silenzio che parla più di mille parole. Ecco, questo è il clima ideale per accogliere la profondità di questo giorno.

Lasciate che vi conduca attraverso le pieghe di questa liturgia unica, che non è tanto un semplice ricordo, quanto una vera e propria ri-presentazione del sacrificio di Cristo. Non ci limiteremo a osservare, ma a partecipare intimamente, a sentire sulla nostra pelle l’eco di quegli eventi che hanno cambiato per sempre il corso della storia.

Iniziamo, dunque, con il silenzio. La chiesa è spoglia, l’altare denudato, quasi a simboleggiare la nudità di Gesù sulla croce. Non c’è canto d’ingresso, non c’è saluto. Entriamo direttamente nel mistero. Ci prostriamo, se ci sentiamo chiamati a farlo, in un atto di umiltà e di adorazione. Questo gesto non è vuoto formalismo, ma un’espressione visibile del nostro dolore, della nostra contrizione per i nostri peccati, per i peccati del mondo intero. Sentiamo la terra sotto di noi, solida eppure fragile, come la nostra fede.

La liturgia della Parola prende ora il sopravvento. Ascoltiamo con attenzione le profezie di Isaia, che descrivono con una precisione sconvolgente la figura del Servo sofferente. Ogni parola è una pennellata che compone il ritratto di Gesù, il Messia che si offre volontariamente per la nostra salvezza. Poi, il Salmo 22 risuona come un grido di angoscia, un lamento che sgorga dal profondo dell’anima: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?". Queste parole, pronunciate da Gesù stesso sulla croce, ci ricordano la sua umanità, la sua sofferenza reale, la sua solitudine di fronte alla morte.

E poi, la lettura della Passione secondo Giovanni. Ascoltiamola con il cuore, non solo con le orecchie. Immaginiamo la scena: Gesù davanti a Pilato, le accuse, le menzogne, l’ingiustizia. Sentiamo il peso del tradimento di Giuda, del rinnegamento di Pietro, dell’abbandono dei discepoli. Vediamo la folla inferocita che grida: "Crocifiggilo!". Immaginiamo Gesù che porta la croce, il suo corpo martoriato, il suo volto sfigurato.

L'Adorazione della Croce

Giungiamo ora al cuore pulsante di questa celebrazione: l'adorazione della Croce. Il sacerdote, o il diacono, presenta solennemente la Croce velata, svelandola gradualmente al canto: "Ecco il legno della Croce, al quale fu appeso il Cristo, Salvatore del mondo". E noi rispondiamo: "Venite, adoriamo!".

Questo non è un’adorazione della sofferenza in sé, ma un’adorazione dell’amore che si manifesta nel sacrificio. La Croce è il simbolo della morte, certo, ma è anche il simbolo della resurrezione, della vittoria sulla morte, della speranza che non delude.

Avanziamo uno alla volta, con rispetto e devozione, per baciare la Croce. Non è un gesto superstizioso, ma un atto di amore, di gratitudine, di riconoscimento. Possiamo inginocchiarci, toccare la Croce con le mani, appoggiare la fronte. Lasciamo che la Croce ci parli, che ci guarisca, che ci trasformi. Sentiamo il legno ruvido sotto le nostre dita, un legno che ha portato il peso del mondo, che ha assorbito la sofferenza di tutti noi.

Ricordiamo che questo bacio è un incontro personale con Cristo. È un momento di grazia, di perdono, di riconciliazione. È un’opportunità per rinnovare la nostra fede, per rafforzare il nostro impegno a seguire Cristo sulle orme della Croce. Non abbiate paura di esprimere le vostre emozioni, di piangere, di pregare. La Croce è un luogo di consolazione, di guarigione, di speranza.

Dopo l'adorazione della Croce, la celebrazione prosegue con la Comunione. Riceviamo il Corpo di Cristo, pane spezzato per la nostra salvezza. Questo gesto ci unisce ancora più intimamente a Gesù, al suo sacrificio, alla sua resurrezione. Riceviamo questo Sacramento con fede, con gratitudine, con umiltà.

Un Tempo di Riflessione Personale

Uscendo dalla chiesa, conserviamo nel cuore il silenzio, la preghiera, la contemplazione. Non disperdiamo subito le emozioni che abbiamo provato. Cerchiamo un luogo tranquillo dove possiamo riflettere su ciò che abbiamo vissuto. Chiediamoci: cosa significa per me la Passione di Cristo? Come posso vivere più fedelmente il Vangelo nella mia vita quotidiana? Come posso amare di più Dio e il prossimo?

Questo giorno non è solo un giorno di lutto, ma un giorno di grazia, un giorno di speranza. La Passione di Cristo ci ricorda che l'amore è più forte della morte, che il perdono è possibile, che la resurrezione è la nostra meta finale.

Cerchiamo di portare con noi questa consapevolezza durante tutto l'anno. Che la Passione di Cristo sia per noi una fonte di ispirazione, di forza, di consolazione. Che ci aiuti a vivere una vita più autentica, più generosa, più vicina a Dio.

Preparazione alla Veglia Pasquale

Questo giorno, così intenso e denso di significato, ci prepara alla Veglia Pasquale, alla celebrazione della Resurrezione. La morte non ha avuto l'ultima parola. Cristo è risorto! E la sua risurrezione è la nostra speranza, la nostra promessa di vita eterna.

Lasciamoci guidare da questo messaggio di gioia, di speranza, di amore. Apriamo il nostro cuore alla luce di Cristo risorto. Accogliamo la sua pace, la sua gioia, la sua vita.

E ricordiamoci sempre: non siamo soli in questo cammino. Cristo è con noi, sempre. La Vergine Maria ci accompagna con la sua tenerezza materna. I santi ci sostengono con la loro preghiera.

E noi, insieme, continuiamo a camminare verso la Pasqua, verso la pienezza della vita in Cristo.

Concludo invitandovi a vivere questi giorni di Passione con intensità e partecipazione. Non lasciatevi distrarre dalle cose del mondo. Concentratevi sull'essenziale: l'amore di Dio per noi, manifestato nel sacrificio di Cristo. E preparatevi con gioia e speranza alla celebrazione della Resurrezione.

Pace a tutti voi.

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