Cartiglio Che Riportava Le Lettere Inri

Amico mio, avvicinati, siediti accanto a me. Lascia che ti racconti, che ti sussurri la storia di un piccolo pezzo di legno, un frammento apparentemente insignificante, ma che racchiude in sé il cuore pulsante di una verità eterna. Parliamo del cartiglio. Quel cartiglio che recava incise le lettere INRI.
Ecco, immagina la scena. Il Golgota, il Calvario. Un luogo di dolore indicibile, di sofferenza lancinante. Eppure, proprio lì, in mezzo a tanta oscurità, una luce silenziosa iniziava a filtrare. Un uomo, innocente, appeso a una croce. Sopra di lui, un cartello. INRI.
È facile liquidare quelle quattro lettere come una mera formalità, una fredda etichetta burocratica. Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum. Gesù Nazareno, Re dei Giudei. Un’affermazione che suonava come una beffa, una derisione crudele. Ma guardiamo più a fondo, amico mio. Cerchiamo di percepire l'eco che risuona da quel legno antico.
Non si tratta solo di identificare un condannato. Si tratta di proclamare, in modo involontario, una verità ineluttabile. Quel cartiglio, paradossalmente, era una dichiarazione di regalità. Non una regalità terrena, fatta di potere e dominio, ma una regalità celeste, fondata sull’amore e sul sacrificio.
Pensa, un attimo, alle mani che hanno inchiodato quel cartiglio alla croce. Soldati romani, probabilmente indifferenti, esecutori di ordini superiori. Non potevano certo immaginare di essere strumenti di una profezia che si stava compiendo. La loro azione, apparentemente banale, contribuiva a tessere il disegno divino.
Quel legno, impregnato del dolore del Calvario, è diventato una reliquia. Un oggetto carico di significato, un ponte tra il terreno e il divino. E noi, oggi, possiamo ancora contemplarlo, meditarlo, lasciarci interpellare dal suo messaggio silenzioso.
Il Significato Profondo delle Lettere
Ti invito a non fermarti alla superficie. Non limitarti a leggere le lettere una dopo l’altra. Cerchiamo di sentire la vibrazione che emanano. Iesus. Gesù. Il nome stesso è una promessa di salvezza. Un nome che consola, che guarisce, che libera. Nazarenus. Nazareno. Un uomo di umili origini, cresciuto in un villaggio sperduto. Un uomo che ha scelto di farsi prossimo dei più deboli, dei più emarginati. Rex. Re. Un re che non cerca il potere, ma il servizio. Un re che si dona completamente, fino alla morte. Iudaeorum. Dei Giudei. Un re che non esclude nessuno, ma che accoglie tutti nel suo regno.
Vedi, amico mio, ogni lettera è un tassello di un mosaico complesso, un mosaico che rivela l'identità profonda di Gesù. Un’identità che sfida le nostre categorie, che trascende le nostre aspettative.
Quel cartiglio ci ricorda che la verità può emergere anche dalle situazioni più oscure, dai gesti più apparentemente insignificanti. Ci ricorda che Dio può servirsi di tutto, anche del male, per realizzare i suoi piani.
Medita, ora, su chi ha voluto quel cartiglio. Ponzio Pilato, il governatore romano. Un uomo indeciso, tormentato dai dubbi, che cerca di lavarsi le mani di una responsabilità gravosa. Pilato scrive un'iscrizione che crede ironica, un atto di sfida verso i sacerdoti ebrei. Ma senza saperlo, proclama la verità. La verità che quel Re, innocente, sta morendo per l'amore del mondo.
E poi ci sono i sacerdoti, i sommi sacerdoti. Loro che si oppongono a quella scritta. "Non scrivere: 'Il re dei Giudei', ma che egli ha detto: 'Io sono il re dei Giudei'". Hanno paura della verità, temono che quella proclamazione possa minare il loro potere. Ma la verità, come l'acqua, trova sempre la sua strada.
Quel cartiglio, allora, diventa un simbolo di resistenza. Una sfida al potere costituito, una proclamazione di una regalità diversa, una regalità che non si basa sulla forza, ma sull'amore.
Contemplare la Reliquia
Non sono molti, forse, coloro che hanno avuto la fortuna di contemplare direttamente i frammenti del cartiglio originale, seppur la loro autenticità sia sempre oggetto di discussione. Ma non è necessario toccare fisicamente il legno per sentirne la presenza. Basta chiudere gli occhi e immaginare.
Immagina le mani che l'hanno toccato. Le mani dei soldati, le mani di Pilato, forse anche le mani di Maria, la madre di Gesù. Immagina il profumo del legno, mescolato all'odore del sangue e del sudore. Immagina la luce del sole che si riflette sulle lettere incise.
E poi, ascolta il silenzio. Ascolta il silenzio del Golgota, il silenzio della croce. Un silenzio che parla più forte di qualsiasi parola. Un silenzio che ti invita a entrare nel mistero.
Quel cartiglio è un invito a guardare oltre le apparenze. A non fermarsi alla superficie delle cose. A cercare il significato nascosto, il messaggio profondo. È un invito a contemplare il mistero della croce, il mistero dell'amore di Dio che si fa carne, che si fa dolore, che si fa morte per noi.
Un Messaggio per Noi
Amico mio, cosa significa tutto questo per noi, oggi? Cosa può dirci un cartiglio di duemila anni fa?
Credo che il suo messaggio sia sempre attuale. Ci invita a non aver paura della verità, anche quando è scomoda, anche quando ci mette in discussione. Ci invita a riconoscere la regalità di Gesù, non solo a parole, ma con la nostra vita. Ci invita a seguirlo sulla via della croce, la via del servizio, la via dell'amore.
Quel cartiglio ci ricorda che anche noi possiamo essere strumenti di Dio, anche noi possiamo contribuire a tessere il suo disegno divino. Anche noi, con le nostre azioni, con le nostre parole, con i nostri pensieri, possiamo proclamare la verità. La verità che Gesù è il Signore, il re dei nostri cuori.
Non sottovalutare il potere di un piccolo gesto, di una parola gentile, di un sorriso. Non sottovalutare il potere della preghiera, della fede, della speranza. Anche queste, come le lettere INRI, possono diventare un cartiglio, una proclamazione silenziosa, ma potente, dell'amore di Dio.
Abbi cura di te, amico mio. E ricorda sempre la storia del cartiglio. Ricorda che anche nel dolore, anche nella sofferenza, anche nella morte, c'è sempre una luce che brilla. La luce dell'amore di Dio, che non si spegne mai.









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